Alcune ricercatrici di un’università americana hanno condotto uno studio su bambini di età inferiore a un anno, undici mesi circa, dimostrando come un evento inaspettato, secondo le loro poche conoscenze della realtà del mondo, possa stupirli stimolando la loro voglia di apprendimento. I bambini cercano di scoprire il perché dello “strano” evento, anche con comportamenti attivi, ossia sottoponendo l’oggetto della conoscenza ad azioni simili ripetute, ossia sviluppando un primitivo metodo empirico.
Fasi dell’esperimento scientifico
· Mostrare a un gruppo una sequenza attesa, secondo la previsione del bambino: es. palla che cade e si blocca quando raggiunge un muro;
· Mostrare a un altro gruppo la stessa sequenza con l’evento inatteso: es. la palla che cade sembra attraversare il muro;
· Insegnare ai bambini qualcosa di nuovo relativa all’oggetto, rilevando che l’apprendimento è maggiore nel secondo gruppo, quello stimolato dal fattore sorpresa: es. la palla emette un suono se scossa;
· Le ricercatrici cercano di insegnare ai piccoli cose relative ad altri oggetti, costatando disinteresse nei bambini, in quanto il loro apprendimento è legato a quell’oggetto specifico, palla;
· I bambini lasciati liberi di scegliere di giocare con la palla o altro giocattolo, scelgono la palla, ma solo il gruppo che ha assistito all’evento inatteso, come per volerne scoprire i segreti:
· Infine, lasciando due gruppi di piccoli che avevano assistito a eventi sorprendenti diversi giocare con la palla, attraversare il muro uno, rimanere sospesa in aria l’altro, si sono constatate azioni diverse legate al tipo di evento a cui avevano assistito: i primi la battevano ripetutamente, i secondi la facevano cadere.
Apprendimento dei bambini
Credo che la tesi delle due scienziate sull’apprendimento stimolato dalla sorpresa, si concluda proprio con questa constatazione, e cioè che il bambino vede l’opportunità di scoperta attraverso l’esperienza, mettendo in atto una serie di azioni che ricostruiscono l’evento inatteso, per poterlo osservare svelandone il mistero. Quindi un metodo di tipo empirico, che parte dall’osservazione della realtà e non dalla riflessione, che magari viene solo in un secondo momento.
Sorpresa e apprendimento
Penso che questa relazione che esiste tra sorpresa e apprendimento sia il nodo cruciale a cui debba rifarsi qualsiasi sistema di insegnamento. Se non c’è stupore per il mondo che ci circonda, quanto grande sarà la voglia di conoscerlo?
Il fattore sorpresa è di stimolo a tutti, perché esso è l’anticamera dell’interesse; sorprendere qualcuno, equivale a metterlo di fronte a una serie di interrogativi, ai quali certamente vorrà trovare risposte. Questo sarà il giusto punto di partenza che avrà attivato la ricerca per rispondere alle domande nate dall’ elemento sorpresa, quella curiosità stimolata dallo stupore che da sempre è il motore di ogni processo di conoscenza.
Stupore e sorpresa sono le emozioni che sorgono quando ci accade qualcosa di inaspettato. Queste emozioni animano in noi la curiosità e il desiderio di imparare. La sorpresa favorisce l’attenzione, la comparsa di comportamenti esplorativi e investigativi rivolti a comprendere quell’evento sorprendente, così concentrando tutti i nostri sforzi verso una nuova e entusiasmante scoperta.
Quando i bambini sono molto piccoli e iniziano a scoprire il mondo, tutto è nuovo e la sorpresa appare facilmente. Ad esempio, quando iniziano a emettere i primi suoni, si sorprendono e sorprendono gli altri, che reagiscono a quei suoni, e questo li porta a continuare a fare quei rumori che in seguito daranno origine al linguaggio. Un bambino fa domande sul mondo (perché gli uccelli volano, perché piove verso il basso …), si lascia stupire da ciò che lo circonda, stupore che farà sorgere domande e nuovi apprendimenti.
Quel sentimento di meraviglia innato, via via che cresciamo si affievolisce, perché avendo arricchito il nostro bagaglio di conoscenze è più difficile stupirsi di qualsiasi cosa, come accade a un bambino completamente ignaro di quasi tutto ciò che lo circonda. Questa mancanza di stupore e di conseguenza di interesse verso la realtà circostante ci porta a dare tutto per scontato e a non porci più domande. La sorpresa rappresenta l’ingrediente più̀ importante per non trovarci in questo stato di noia emotiva e continuare a crescere, non solo in senso psicofisico, ma anche intellettivo. Deve rappresentare un continuo stimolo per andare oltre, spingendoci alla ricerca del nuovo, che ci allontana da ciò̀ che è già consolidato e appreso, perché tanto rimane ancora ignoto e da conquistare.
Un docente per me dovrebbe proprio far capire questo ai suoi alunni, che il mondo è una prateria sconfinata, dove ci sarà sempre un perimetro di terra inesplorato che vale la pena scoprire e conoscere.
La voglia di sorprenderci, al contrario della paura che è un’emozione che blocca, ci spinge a ad andare avanti verso l’ignoto. È lo stesso stato d’animo che ci porta a voler vedere come va a finire un libro o un film, ad esempio.
Già Aristotele ci parlava di “meraviglia” come motore del pensiero filosofico.
Anche Albert Einstein disse qualcosa al riguardo:
” Se non sei in grado di provare né stupore né sorpresa sei per così dire morto, i tuoi occhi sono spenti”.
Spenti come gli occhi di molti studenti, che in classe, quelle volte che stanno attenti, lo fanno solo per ripetere pedissequamente la lezione senza chiedersi il perché. Io stessa molte volte ho studiato e mi sono impegnata spinta solo da un automatismo legato al mio ruolo di alunna che deve portare a casa il risultato, l’obiettivo. Ma non sarebbe infinitamente più bello questo risultato se venisse conquistato con entusiasmo e non solo per senso del dovere?
Uno dei miei libri preferiti, Il piccolo principe, dove il protagonista è proprio un bambino alla scoperta dell’universo sempre curioso, ci fa capire come è bello il modo visto da un bambino. Quella perdita del sentimento di stupore ci blocca e ci rende talvolta aridi, e ne perdiamo anche in creatività, in una società in cui tutto è pronto e preconfezionato.
Vorrei che l’insegnamento fosse più improntato a questo lato emozionale, risvegliando interesse negli studenti, facendoli assaporare con gusto ogni lezione, che potrebbe essere la risposta a un interrogativo relativo a quell’ignoto che a volte manca, o meglio, manca solo la nostra sensazione di stupore verso esso. Vorrei di nuovo vedere e stupirmi di quella fetta di ignoto, tanto da chiedermi il perché. Studenti e insegnanti dovrebbero ritornare a emozionarsi insieme, gioverebbe a entrambi, in uno stato di “meraviglia” continuo, la stessa di cui parlavano Socrate e Platone, portando in classe quello spirito critico che spesso manca.
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