Non sei solo mai

 




Non sei solo mai.

C’è un magnifico interlocutore che vive in te ma spesso te ne dimentichi.

Affronti la vita da solo, poiché' così ti ha insegnato la tua cultura.

A fare da solo.

Così, da solo affronti tutte le sfide, confidando nelle tue sole forze.

Hai un problema?

Ecco che di nuovo ti senti solo ad affrontarlo.

Per forza, la tua cultura ti insegna che puoi farcela, che devi farcela da solo.

Da solo non puoi nulla, credimi.

Da solo la forza che credi di poter esercitare è semplicemente illusoria.

Si esaurirà presto, questa forza.

E allora?

Allora allena la tua fede a credere che non sei solo.

Dio cammina con te, è parte di te, è in te, è te.

Non è facile, certo.

Ti han detto che Dio è là fuori e che hai bisogno di una chiesa, di una religione, di un intermediario che ti insegni come fare per avvicinarsi a Lui.

Non ti hanno detto che Lui è così vicino da fondersi con te.

Non ti hanno detto che tu non sei mai solo.

Tu non sei solo ad affrontare tutto questo, amatissimo.

Mai.

Renzo Cappellari





Salve a tutti, oggi mi sono dedicata all’analisi e il commento di questo testo, tratto dal libro di Renzo Cappellari “Dialoghi con il Creatore”, che potete acquistare su Amazon o richiedere direttamente al suo autore con dedica scrivendo al suo profilo facebook.

Quindi, detto ciò, entriamo subito nel merito di questo componimento, che parla al lettore sotto forma di dialogo, come avviene in tutto il libro.

Il testo è un messaggio profondo e spirituale che esplora il tema della solitudine, della forza interiore e della fede. Come ho anticipato prima, l'autore si rivolge direttamente al lettore, utilizzando un tono intimo e persuasivo.

Analisi del testo

Il messaggio si articola in diversi punti chiave:

La solitudine come illusione culturale: il testo inizia affermando che la solitudine non è la condizione naturale dell'uomo. Viene subito introdotta l'idea che esista un "magnifico interlocutore che vive in te", un'entità interiore e potente. L'autore attribuisce il senso di solitudine a un insegnamento culturale, a un'educazione che spinge a contare solo sulle proprie forze. Questo modo di pensare, secondo il testo, porta l'individuo ad affrontare le difficoltà in solitudine, percependo ogni problema come un peso da portare da soli.

La forza interiore è illusoria: viene poi affrontato il concetto della forza individuale. L'autore sostiene che la forza a cui ci affidiamo quando siamo soli è "semplicemente illusoria" e destinata a "esaurirsi presto". Questo serve a demolire la convinzione che basti la propria volontà per superare ogni ostacolo.

La soluzione nella fede e nella connessione divina: dopo aver presentato il problema, il testo offre una soluzione, allenare la propria fede a credere di non essere soli. La chiave di volta è la connessione con Dio, descritto non come un'entità esterna e lontana, ma come qualcosa che "cammina con te, è parte di te, è in te, è te". Questa visione di una divinità intrinseca, che si fonde con l'individuo, è il cuore del messaggio.

La critica agli intermediari e alle religioni istituzionalizzate: l'autore critica sottilmente l'idea tradizionale di Dio come qualcosa di "là fuori", accessibile solo attraverso chiese, religioni e intermediari. Sottolinea come questa impostazione non faccia che allontanare l'uomo dalla sua vera natura spirituale, che è invece intimamente connessa al divino. La frase "Non ti hanno detto che Lui è così vicino da fondersi con te" è un punto di rottura con l'idea di una divinità distante.

Un finale intimo e rassicurante: il testo si conclude con un'affermazione potente e rassicurante: "Tu non sei solo ad affrontare tutto questo, amatissimo. Mai." L'uso del termine "amatissimo" crea una connessione emotiva forte, un senso di appartenenza e amore incondizionato che rafforza il messaggio di non-solitudine.

Commento al testo

Questo brano è un invito a cambiare prospettiva. L'autore non si limita a dire che "non siamo soli", ma offre un'interpretazione profonda del perché ci sentiamo tali e come superare questa sensazione. Il testo suggerisce un percorso di crescita spirituale che non passa per rituali esterni, ma per una profonda introspezione e un contatto intimo con la propria essenza spirituale.


L'idea che la solitudine sia un costrutto culturale è un concetto molto forte. Spesso, la società moderna esalta l'indipendenza e l'autosufficienza, e questo può portare le persone a sentirsi in colpa per aver bisogno di aiuto o a vergognarsi di non farcela da soli. L'autore smantella questa convinzione, offrendo invece un'alternativa basata sulla reciprocità e sulla connessione.

Il messaggio può essere letto in chiave strettamente religiosa, ma può anche essere interpretato in un senso più ampio e laico. L'interlocutore "che vive in te" può essere visto come l'anima, l'inconscio, la saggezza interiore o un senso di connessione con l'universo. La forza che "si esaurisce" può essere la stanchezza mentale ed emotiva che si accumula quando si cerca di fare tutto da soli.

In definitiva, il testo è un inno alla vulnerabilità come forza. Accettare di non poter fare tutto da soli non è una debolezza, ma il primo passo per aprirsi a una fonte di energia e supporto inesauribile, sia essa vista come una divinità o come la propria profonda essenza interiore. È un promemoria potente che la vera forza non risiede nell'autosufficienza, ma nella capacità di connettersi a qualcosa di più grande.

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