Recensione: Patrie interiori

 




“Patrie interiori” è un romanzo breve, edito da Gilgamesh Edizioni nel 2018, che intreccia il ritorno alle radici con una forte componente simbolica. L’autrice, nata in Romania e trasferitasi in Italia, racconta in modo ancestrale il percorso interiore della protagonista: un viaggio dentro di sé, come un moderno Ulisse, che riscopre emozioni primitive – rabbia, dolore, bellezza – mentre emerge la figura mitologica di Atena, dea della saggezza e protettrice delle donne.

La narrazione si muove attraverso atmosfere naturalistiche (il bosco come luogo sacro) e ricordi dolorosi legati alla fame e all’emigrazione (tra Romania e Italia), fino a momenti di solidarietà quotidiana tra vicini, che descrivono uno spirito comunitario ormai raro.

Ana Danca scrive in italiano, sua lingua d’adozione, pur mantenendo il timbro emotivo della lingua romena. Il testo è intenso, simbolico, con un linguaggio pulito e carico di emozione. La scrittura è descrittiva ma non ridondante: in sole 112 pagine, riesce a offrire introspezione e suggestione.

Il romanzo ha ricevuto l’apprezzamento dell’Accademia di Romania a Roma nel 2018 per il progetto “Difendersi con la Cultura (Scrittura)” e nel 2020 ha ottenuto una Menzione di Merito al concorso “La felicità ritrovata” del Comune di Riccione.

La voce narrante è autentica, figlia dell’esperienza personale dell’autrice: emigrazione, famiglia, rielaborazione del passato.

Adatto a lettori che amano la letteratura intimista, i viaggi interiori, e le narrazioni simboliche. Ideale anche a chi apprezza autori che scrivono nella propria lingua d’adozione, offrendo una prospettiva straniera radicata nella cultura locale. Perfetto da leggere tutto d’un fiato, con pause di riflessione tra le pagine.

Un piccolo gioiello emotivo e simbolico, “Patrie interiori” è un romanzo denso nonostante le poche pagine. Attraverso un racconto che fonde ricordi, mitologia e natura, Ana Danca consegna un’opera di lucida intensità, che parla di radici, identità e rinascita interiore.




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