Gaza

 




Oggi vi propongo l'analisi e il commento di una poesia di un autore molto sensibile a questi temi, che ho più volte intervistato e recensito. Renzo Cappellari ha voluto dedicare questi versi a una situazione che da tempo sta angosciando il mondo intero, e alla quale sembra non potersi trovare la parola fine.

La poesia e l'analisi dei suoi versi cercano umilmente di portare quel grido di dolore alle orecchie di tutti.



GAZA

Gaza oramai è solo una parola

feroce rimasta sola

Uomini donne bambini

corpi senza nome

straziati in un lembo di terra

torturata di confini.

Macerie private di memoria

radici strappate, obbligate

all'angolo della storia.

Massacri di bambini

piccoli occhi increduli

guardano impietriti

gli occhi dei loro aguzzini

Qualcuno osa dire:

"In fondo se lo sono cercato!"

Non esiste bestemmia più grande

pronunciata in tutto il Creato.


Renzo Cappellari



Analisi e Commento della Poesia "GAZA"

Questa poesia, intitolata semplicemente "GAZA", è un grido di dolore e una condanna morale di fronte alla tragedia che si consuma ogni giorno in quella terra. L'autore utilizza un linguaggio diretto, privo di fronzoli, per esprimere un senso di angoscia, indignazione e disperazione.

Struttura e Stile

La poesia non segue una struttura metrica o rimica rigida, ma si affida al verso libero per trasmettere un senso di immediatezza e autenticità. Questo stile permette all'autore di concentrarsi sul contenuto emotivo e sul messaggio. Le strofe sono brevi, quasi a voler scandire il respiro affannato di chi testimonia un orrore. L'uso di enjambement ("una parola / feroce rimasta sola", "un lembo di terra / torturata di confini") contribuisce a creare un flusso di pensiero ininterrotto, legando le immagini tra loro e amplificando il senso di sofferenza continua.

Temi Principali

I temi centrali della poesia sono la disumanizzazione, la perdita di identità, la violenza indiscriminata e l'ingiustizia morale.

Gaza come "solo una parola feroce rimasta sola". L'incipit è potente. Gaza non è più un luogo geografico, ma un simbolo di sofferenza così profonda da essere ridotto a una parola, isolata e intrisa di ferocia. Questa personificazione della parola sottolinea come la realtà di Gaza sia stata svuotata di significato umano, trasformata in un concetto astratto di orrore.

I versi "Uomini donne bambini / corpi senza nome / straziati in un lembo di terra" evocano immediatamente l'immagine delle vittime innocenti, private della loro individualità, ridotte a meri corpi. L'espressione "lembo di terra torturata di confini" è particolarmente efficace nel descrivere Gaza come un luogo fisicamente e metaforicamente soffocato, lacerato da divisioni e assedi.

Le "Macerie private di memoria" suggeriscono una distruzione che non è solo fisica, ma anche storica e culturale. Le "radici strappate, obbligate / all'angolo della storia" esprimono lo sradicamento di un popolo, condannato all'oblio e marginalizzato. È un'immagine di violenza che cancella non solo il presente, ma anche il passato e il futuro.

Il "Massacri di bambini / piccoli occhi increduli / guardano impietriti / gli occhi dei loro aguzzini" è il cuore emotivo della poesia. L'innocenza dei bambini contrastata con la brutalità dei carnefici crea un impatto devastante. L'aggettivo "impietriti" suggerisce uno shock così profondo da trasformare la vita in pietra, un'immobilizzazione causata dall'orrore.

La condanna dell'indifferenza conclude la poesia. La chiusa della poesia è un'accusa diretta e veemente: "Qualcuno osa dire: / 'In fondo se lo sono cercato!' / Non esiste bestemmia più grande / pronunciata in tutto il Creato." Questi versi esprimono l'indignazione dell'autore di fronte alla giustificazione della violenza e della sofferenza. Definire tale affermazione la "bestemmia più grande" eleva il dramma di Gaza a una questione di moralità universale, ponendola al di là di ogni giustificazione politica o sociale. È una condanna di chi nega l'umanità delle vittime e attribuisce loro la responsabilità della propria distruzione.

La poesia "GAZA" è un testo breve ma di grande impatto emotivo. La sua forza risiede nella crudezza delle immagini e nella chiara presa di posizione morale. L'autore non cerca eufemismi o metafore complesse, ma va dritto al punto, usando parole che colpiscono e fanno riflettere. È una poesia che denuncia la disumanizzazione della guerra e l'orrore delle sue conseguenze, ma soprattutto condanna l'indifferenza e la colpevolizzazione delle vittime. È un lamento, ma anche un atto d'accusa che risuona con urgenza e dolore.





Commenti