Il Crepuscolo di un Imperatore: Napoleone a Sant’Elena




Il 5 maggio 1821 si spegneva in esilio, sull’isola di Sant’Elena, Napoleone Bonaparte, l’uomo che aveva ridisegnato l’Europa con la forza del suo genio militare e politico. Il suo lento declino fu scandito dalla solitudine, dalla malattia e dalla malinconia di un passato glorioso.

Attraverso le pagine del suo Memoriale, scritto tra le pareti umide di Longwood House, emerge la figura di un uomo che cerca, con lucidità e amarezza, di lasciare alla storia il suo punto di vista. “Mi accusano d’ambizione! Ma quale ambizione poteva avere chi era già imperatore di mezzo mondo?”, scriveva, rivendicando la sua missione storica.
Il mondo, intanto, sembrava dimenticarlo. I governi europei lo temevano ancora, ma i suoi contemporanei si mostravano indifferenti. “Sono stato grande, e ora non sono più nulla: questa è la sorte dei mortali”, annotava con rassegnazione. Persino molti dei suoi familiari si allontanarono, preoccupati più delle proprie posizioni che del destino dell’ex imperatore.
Unico raggio d’affetto sincero, suo figlio, Napoleone II, il “Re di Roma”, che da lontano rappresentava l’ultima eco di un’eredità ingombrante. A lui sono dedicate parole struggenti: “Il mio cuore si rivolge sempre a lui. Vorrei che potesse conoscere l’uomo che fu suo padre.”
La morte di Napoleone non fu solo la fine di un uomo, ma la chiusura di un’epoca. Il suo tramonto, solitario e dimenticato, è diventato simbolo della caduta dei grandi, destinati però a vivere per sempre nella memoria storica.

Napoleone fu un uomo capace di trasformare il destino, nel bene e nel male. Ambizioso, visionario e determinato, incarnò il genio politico e militare ma anche i limiti dell’onnipotenza. In lui convivevano l’eroe e il tiranno, il legislatore e il conquistatore. La sua vita fu una parabola epica che, proprio nel suo epilogo, assunse i toni della tragedia classica.

A testimoniarne la grandezza anche nel momento della caduta fu Alessandro Manzoni, che nella poesia Il cinque maggio scrisse parole eterne:
“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro.”
Versi che sanciscono il passaggio di Napoleone dall’uomo al mito.

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