Alla scoperta del mito platonico dell'amore





Vi siete mai sentiti incompleti?
Come se mancasse un pezzo fondamentale della vostra vita?
Beh, secoli fa, il filosofo Platone, attraverso le parole del commediografo Aristofane nel suo celebre dialogo "Simposio", offrì una spiegazione affascinante e poetica a questo senso di mancanza: un tempo, eravamo creature sferiche perfette.
Immaginate esseri con due volti che guardavano in direzioni opposte, quattro orecchie per ascoltare ogni sussurro del mondo, quattro braccia pronte ad abbracciare e quattro gambe per muoversi con agilità sorprendente. Non uno, ma ben tre generi popolavano questa Terra primordiale: i figli del Sole (due parti maschili unite), i figli della Terra (due parti femminili) e i figli della Luna (unione di maschile e femminile).
Queste creature, nella loro completezza e potenza, si fecero audaci, tanto da sfidare gli dei dell'Olimpo. Un atto di superbia che non passò inosservato. Zeus, il re degli dei, di fronte a questa insolenza, escogitò una punizione singolare: non la distruzione, ma la divisione.
Con un fulmine, Zeus divise ogni essere sferico a metà, creando individui separati e vulnerabili. Questa scissione ebbe un impatto profondo sull'esistenza umana.
Improvvisamente, ogni metà si ritrovò a vagare per il mondo, tormentata da un desiderio insopprimibile di ritrovare la propria parte mancante.
È in questo anelito, in questa ricerca incessante dell'altra metà, che Aristofane (e Platone) vedono la radice dell'amore romantico. Ogni volta che proviamo una forte attrazione per qualcuno, un senso di profonda affinità e riconoscimento, potrebbe essere il sussurro lontano di quell'antica unità perduta che risuona nel nostro cuore.
Questo racconto affascinante non è certo una spiegazione scientifica dell'amore, ma una potente metafora che tocca corde profonde dell'animo umano. Ci invita a riflettere sulle molteplici interpretazioni del mito.
La prima attiene alla natura della completezza: cosa significa sentirsi interi? Possiamo davvero trovare la completezza in un'altra persona?
Il mito potrebbe spiegare con la sua metafora il desiderio e la mancanza: Il desiderio è una forza trainante nelle nostre vite. Quanto è legato al senso di incompletezza?
Il mito sembra legittimare altresì la diversità dell'amore: l'esistenza dei tre generi primordiali suggerisce una visione dell'attrazione che va oltre la semplice eterosessualità, un tema sorprendentemente moderno per un testo di millenni fa.
Forse non eravamo letteralmente sfere con quattro arti, ma il mito di Aristofane ci lascia con una domanda eterna: cosa cerchiamo veramente quando cerchiamo l'amore?
Un semplice partner?
O forse, inconsciamente, bramiamo di ritrovare quella sensazione primordiale di unità e completezza che il mito ci racconta in modo così vivido.
E voi, cosa ne pensate di questo antico racconto? Vi riconoscete in questa perenne ricerca della "metà mancante"?
Condividete le vostre riflessioni nei commenti!

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