La ristorazione si fonde con la libreria in data aprile 30, 2025 Ottieni link Facebook X Pinterest Email Altre app La ristorazione si fonde con la libreria: tra tendenza culturale e semplice elusione legaleLa tendenza a unire librerie con caffetterie, enoteche, bistrot o ristoranti nasce da una serie di esigenze culturali, sociali ed economiche che si sono intensificate negli ultimi decenni:Ridefinire l’esperienza del libro: Il libro non è più visto solo come oggetto da acquistare, ma come esperienza da vivere. Ambienti che offrono anche cibo e bevande creano un’atmosfera più rilassata e accogliente, spingendo le persone a fermarsi, sfogliare i libri con calma, socializzare, e magari comprare qualcosa.Risposta alla crisi delle librerie tradizionali: Con la crescita dell’e-commerce (Amazon su tutti) e la digitalizzazione della lettura, le librerie indipendenti hanno dovuto reinventarsi per sopravvivere. Integrare servizi come la ristorazione permette di diversificare le fonti di reddito e attirare un pubblico più ampio.Cultura del “tempo lento”: In linea con i movimenti come “slow food” o “slow living”, le libro-caffetterie e simili promuovono un consumo culturale più lento e consapevole, dove leggere, mangiare e stare insieme diventano parte di uno stesso gesto culturale.Luoghi di socialità e comunità: Questi spazi diventano nuovi “salotti pubblici” dove si tengono presentazioni, reading, concerti acustici, degustazioni. Più che vendere libri o cibo, vendono un’esperienza di appartenenza a una comunità culturale.Valorizzazione del territorio e della qualità: Soprattutto nelle libro-osterie o libro-enoteche, si nota una forte attenzione ai prodotti locali, biologici o artigianali. Si crea così un ponte tra cultura scritta e cultura gastronomica, valorizzando le eccellenze del territorio.Esempi celebri:In Italia luoghi come la LibrOsteria di Milano o Libreria da Cibo di Roma uniscono libri e buon cibo.All’estero, catene come Waterstones in UK hanno spesso caffetterie interne, mentre luoghi come Books & Books a Miami sono vere e proprie comunità culturali.Un rischio? Che l’identità libraria si perda e si riduca tutto a un’operazione commerciale. Per funzionare davvero, questi spazi devono essere prima di tutto autentici nei contenuti culturali.In certi casi può anche essere un modo per aggirare (o meglio, eludere) alcune norme, soprattutto quelle che riguardano le librerie, le somministrazioni alimentari o i vincoli fiscali/commerciali.Ecco alcuni esempi concreti:Agevolazioni fiscali o bandi per librerie/culturaAlcuni locali si registrano formalmente come librerie (o “spazi culturali”) per accedere a fondi pubblici, contributi o bandi, anche se in pratica la vendita di libri è marginale.In Italia esistono fondi statali e regionali dedicati alle librerie indipendenti o ai presìdi culturali, che possono essere più difficili da ottenere per un semplice bar o ristorante.Regolamenti sulla somministrazioneAprire una caffetteria o enoteca in certi contesti urbani (come i centri storici vincolati) può richiedere permessi più restrittivi rispetto a un’attività culturale. Mascherandosi come “libreria con degustazione”, si può ottenere una deroga urbanistica o commerciale.Deroghe sui limiti di orari o musicaUn “caffè letterario” può godere di maggiori libertà su eventi musicali, presentazioni, e orari di apertura, perché rientra nelle attività culturali e non esclusivamente ricreative. Questo è particolarmente vero in città con ZTL o regole restrittive sulla movida.Licenze ibride semplificateAlcuni comuni permettono una licenza unica per libreria+caffè o libreria+degustazione, mentre aprire due attività separate (ad esempio, bar + libreria) richiederebbe doppia contabilità, più oneri burocratici e autorizzazioni separate.Ma attenzione:Questo aggiramento soft è spesso tollerato o addirittura incoraggiato se l’attività ha un vero valore culturale, cioè se organizza eventi, promuove libri, crea aggregazione. Se invece è un’operazione solo “di facciata”, può suscitare polemiche o controlli. Commenti
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