Un ragazzo molto ambizioso che abitava in un piccolo paese voleva viaggiare, per scoprire il mondo e riuscire ad affermare il suo talento artistico. Infatti amava dipingere, ma si era stancato di ritrarre gli scorci e i paesaggi del borgo in cui viveva. Sognava deserti, oceani, strade luminose e grattacieli. Sognava grandi cascate, montagne rocciose e pianure sconfinate. Sognava grandi accademie in cui poter studiare, immensi atelier in cui poter creare quadri spettacolari, e infine sognava gallerie e mostre in cui poter esporre e ottenere il meritato successo. Sognava, e intanto pensava che i suoi sarebbero rimasti solo questo, bei sogni a occhi aperti; finché un giorno...
Nel paese di Memento arrivò un forestiero; un uomo misterioso, alto e magro, con un paio di baffi folti e curati, che si toccava di sovente. Prese una camera alla pensione del paese e chiese al portiere di un bravo pittore; era venuto a sapere che lì si trovava un giovane talentuoso e desiderava commissionargli un ritratto.
«Come no, lei certamente allude a Vincenzo! Quel ragazzo è veramente bravo, non ho mai visto nessuno dipingere con una tale passione. Qui è sprecato, dovrebbe andare in qualche grande città a studiare e cercare fortuna.»
«E perché mai non lo fa?» chiese l’uomo che probabilmente già conosceva i motivi che impedivano al giovane di andarsene.
«Ma perché è povero in canna e in più deve aiutare il padre in bottega. Dopo che la madre è morta, solo lui è rimasto che può lavorare col padre.»
«Non ha altri fratelli?»
«Solo una sorella più grande, sposata e con un bambino. Lei ha già il suo da fare con la propria famiglia, quindi non restava che Vincenzo. Sa gestire una salumeria non è facile, qui in paese tutti sono clienti del povero vecchio Armando.»
«Quindi gli affari vanno bene.» disse beffardo lo straniero.
«Ma si è visto bene intorno? Questo è un paesello, qui nessuno fa i soldi, si sopravvive e basta.»
«Va bene. Mi indichi dove posso trovare questo Vincenzo per cortesia.»
Il portiere della pensione gli spiegò dove si trovava il negozio, dicendogli che a quell’ora avrebbe trovato sicuramente Vincenzo lì.
L’uomo misterioso, avvolto nel suo lungo soprabito nero, raggiunse la meta in men che non si dica, quasi fosse un mago che usava una sorta di teletrasporto. Vincenzo se lo ritrovò davanti all’improvviso.
«Salve, cosa posso fare per lei?»
«Mi hanno detto che sei un pittore talentuoso e vorrei che mi facessi un ritratto. Ti pagherò bene.»
«E chi mai le ha parlato di me?»
«Questo ha poca importanza. Dunque, accetti?»
«Mi piacerebbe, ma ultimamente sono molto impegnato qui ad aiutare mio padre.»
«Penso che un po’ di tempo tu lo possa trovare specialmente quando dirai a tuo padre quanto ho intenzione di pagarti.»
Il forestiero mostrò a Vincenzo tante banconote, più di quelle che avesse mai visto in vita sua. Il giovane allora disse che avrebbe convinto suo padre a lasciarlo libero per un paio di giorni, sufficienti almeno per fare il grosso del lavoro, poi lo avrebbe completato nei ritagli di tempo. Una settimana al massimo e il ritratto sarebbe stato pronto. Diede il suo indirizzo all’uomo, dove aveva allestito un piccolo studiolo in cantina. L’appuntamento era il giorno seguente di buon mattino. Così i due si salutarono con una poderosa stretta di mano, durante la quale Vincenzo sentì un tremito percorrergli tutto il corpo.
La sera parlò della cosa al padre, che di fronte alla ricca offerta di denaro, acconsentì e lo esonerò dal lavoro alla salumeria per il tempo necessario.
Il mattino seguente l’uomo si presentò puntuale a casa di Vincenzo, che gli fece strada fino alla cantina dove era tutto pronto per iniziare. Lo straniero, scusandosi di non averlo fatto prima, gli porse il suo biglietto da visita: “Signor Fabbricatore, pronto a realizzare i tuoi sogni”.
“Che strana dicitura”, pensò Vincenzo che ripose il biglietto su un tavolino poco distante. Il tizio notò lo stupore del giovane nel leggere il biglietto da visita, e colse l’occasione per mettere in atto il suo vero obiettivo.
«Posso farlo davvero.»
«Cosa?» domando Vincenzo.
«Realizzare i tuoi sogni.»
Vincenzo non poté trattenere una smorfia di sorriso, ma l’uomo insistette sull’argomento, affermando che non stava scherzando, anzi era serissimo. Confessò a Vincenzo di conoscere i suoi sogni più intimi, successo, fama, e che egli aveva tutti i mezzi per aiutarlo a esaudirli. Ma come faceva a sapere delle ambizioni del giovane? Questa domanda se la fece anche Vincenzo, al quale a dire il vero, più che la risposta, interessava come avrebbe fatto a soddisfarle. Fabbricatore disse che non doveva preoccuparsi di niente, avrebbe pensato a tutto lui, c’era solo una condizione, un patto da rispettare: non fare mai ritorno al suo paese e non vedere più la sua famiglia.
Vincenzo non poteva credere alle sue orecchie, davvero quell’uomo gli stava chiedendo tanto? Gli stava offrendo anche tanto, pensò. Fabbricatore lo incalzò dicendo che periodicamente avrebbe potuto mandare soldi a suo padre, ma niente di più, nessun altro contatto.
Vincenzo a malincuore accettò e il giorno dopo parti col forestiero misterioso, lasciando al padre i soldi che costui gli aveva promesso per il ritratto. Ovviamente non disse la verità al genitore; raccontò che quell’uomo era un mecenate degli artisti e che gli aveva offerto un’opportunità di studio all’estero, tutto spesato, per aiutare i giovani talenti senza possibilità economiche. Il padre, anche se dubbioso, salutò il figlio augurandogli buona fortuna.
La nuova vita del giovane pittore stava per iniziare: in meno di un anno, Vincenzo era un’artista apprezzato, frequentava l’accademia di arti figurative di Parigi, ed esponeva con gran successo le sue opere nelle più rinomate gallerie della città. I sogni si erano realizzati, ma a quale costo? Mandava sempre danaro alla sua famiglia, ma non poteva rispondere alle lettere e ai messaggi che riceveva da casa, altrimenti Fabbricatore gli avrebbe tolto ogni cosa.
Erano trascorsi altri mesi, quando ricevette stavolta un telegramma dalla sorella: il padre si era gravemente ammalato e chiedeva di lui. Vincenzo doveva prendere presto una decisione; se seguire ancora una volta l’ambizione, sacrificando gli affetti, o mettere da parte sé stesso e correre tra le braccia di suo padre?
Vincenzo stavolta seguì il cuore, non gli importava di perdere tutto quello che aveva ottenuto, peraltro anche in modo non ortodosso; doveva stare vicino alla sua famiglia in quel momento. Così decise di fare ritorno a Memento.
Fabbricatore era molto contrariato: «Tu stai buttando via il tuo futuro per rincorrere il passato. Ingrato, dopo tutto quello che ho fatto per te.»
«Sarà,» disse Vincenzo «ma se ignorassi il passato per concentrarmi solo sul futuro, non vivrei mai in pace il mio presente.»
Non si può costruire un degno futuro dimenticando il passato. Futuro e passato non si devono separare e ignorare, ma devono incontrarsi ogni giorno nel presente.
Memento in latino significa Ricorda
Ricorda sempre le tue radici e da dove vieni, solo così saprai dove vuoi arrivare
Ricorda che i successi si ottengono con veri sacrifici e non con accordi o compromessi
Cinzia Perrone
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