Il 28 marzo 1943, nel porto di Napoli, si verificò una delle più grandi tragedie della Seconda Guerra Mondiale in Italia: l'esplosione della motonave "Caterina Costa". Questo evento causò la morte di circa 600 persone e il ferimento di altre 3.000, oltre a ingenti danni alla città.
La "Caterina Costa" era una motonave da carico requisita dalla Regia Marina e utilizzata per il trasporto di armamenti.
Al momento dell'incidente, era carica di esplosivi, munizioni, carri armati e carburante, destinati alle truppe italiane in Nord Africa.
Un incendio scoppiò a bordo della nave, provocando una violenta esplosione alle 17:39. L'esplosione distrusse il molo, affondò le navi vicine e danneggiò gravemente gli edifici circostanti.
I detriti della nave e i corpi delle vittime furono proiettati a grande distanza, raggiungendo anche il centro storico e le colline circostanti.
La città di Napoli subì danni ingenti, con numerosi edifici distrutti o danneggiati. Le vittime furono principalmente civili, tra cui molte donne e bambini, che si erano radunati nel porto per assistere alle operazioni di spegnimento dell'incendio.
L'onda d'urto causata dall'esplosione fu di tale potenza da essere registrata dai sismografi del Vesuvio come un terremoto.
Le cause esatte dell'incendio non sono mai state accertate con certezza. Tra le ipotesi, si è parlato di un possibile sabotaggio alleato o di una negligenza durante le operazioni di carico e scarico.
Questo evento tragico è rimasto impresso nella memoria dei napoletani come un simbolo delle sofferenze causate dalla guerra.
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