Oggi vi stupirò con una curiosità letteraria davvero succulenta e incredibile, riguardante un personaggio molto caro a molti, che ci ha tenuto compagnia negli anni più belli della nostra infanzia, e forse continuerà a farlo anche per le future generazioni.
Sto parlando di Heidi, Adelaide per la severa istitutrice tedesca, che attraverso cartoni animati, film, fumetti, ha ispirato bimbi di ogni età ed epoca.
Ebbene, la nostra piccola amica svizzera ha origini napoletane, cioè un po’di buon sangue partenopeo nelle vene; non ci credete? Pensate che sti farneticando? Allora prendiamo tra le mani il romanzo, quello di Johanna Spyri, da cui tutto ha avuto inizio.
Infatti il personaggio di Heidi, è nato dalla penna di questa scrittrice svizzera, che nel romanzo che si intitola proprio col nome della giovane eroina di montagna, racconta la storia di come questa bambina di 5 anni orfana, venga allevata con profondo amore dal nonno sulle montagne svizzere. Ma certamente non è questa la curiosità, il romanzo è famosissimo, ma quanto lo è il personaggio del nonno, ossia del vecchio dell’Alpe, così chiamato dalla gente del villaggio?
Nel libro si parla anche del suo passato, ma questi dettagli a molti sono sfuggiti, o non li conoscono per niente. Il nonno di Heidi erano un giovane scapestrato, che dilapidò l’intero patrimonio di famiglia tra gioco d’azzardo e donnacce, facendo morire di crepacuore la sua famiglia. In un impeto di redenzione, il giovane si arruolò nelle guardie svizzere e prestò servizio come soldato mercenario per Ferdinando II di Borbone; visse a Napoli ben 12 anni.
Nota storica: Quattro reggimenti di soldati svizzeri vennero aggregati alle truppe borboniche di stanza a Napoli, all'indomani del periodo napoleonico, tra il 1825 e il 1829. Così tanti giovani elvetici, soprattutto quelli delle montagne, decisero di tentare la fortuna trasferendosi all'ombra del Vesuvio. I soldati svizzeri ebbero un ruolo preminente nella difesa del regno di Napoli, furono in campo nei i moti del 1848, durante i quali i rivoltosi si accanirono particolarmente sulle milizie estere; lottarono strenuamente nell'ultima, drammatica, battaglia di Gaeta nel 1860. Nel periodo di massima confluenza di soldati svizzeri, a Napoli ne arrivarono circa settemila. Non erano ben visti dalla popolazione con la quale, spesso, c'erano screzi.
Ritornando al nostro romanzo, è da questo ultimo particolare che la scrittrice ha preso spunto, raccontando che il nonno di Heidi fu costretto a lasciare Napoli in tutta fretta, perché durante una rissa in una strada della città, aveva ucciso un uomo. Con sé, di ritorno in Svizzera, portava suo figlio Tobias, nato proprio in città da una relazione con una donna napoletana. Tobias, poi, si sposerà e avrà una bimba, la nostra Heidi che, però, resterà orfana di entrambi i genitori all'età di un anno e inizierà una vita difficile da orfana, in seguito accudita dal nonno. Insomma, la bimba che insegue le caprette sulle montagne della Svizzera è figlia di un napoletano di madre napoletana. E forse proprio grazie alle sue origini conserva tutti i tratti della "scugnizza" che l'hanno resa popolare tra tutti i bambini del mondo. Gioiosa, accogliente, disponibile, generosa, tutti tratti positivi che hanno contraddistinto il popolo partenopeo nei secoli.
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