Pino Daniele ebbe il coraggio di parlarne prima di tutti in una sua canzone.
E niente…Pinuccio è stato sempre avanti. Con questo brano l’artista napoletano fu uno dei primi ad affrontare il tema dell’omosessualità e della transessualità, argomenti all’epoca ritenuti abbastanza tabù. Il testo narra di un ragazzo che sogna di diventare donna “chillo è nu buono guaglione e vo’ essere na signora” e che si prostituisce per potersi pagare l’operazione “fa ‘a vita sott’ a nu lampione e quando arriva mezzanotte scende e va a faticà […] chillo è nu buono guaglione s’astipa ‘e sorde pe ll’operazione non ha alternativa solo azione decisiva”.
Vorrebbe in futuro chiamarsi Teresa e poter avere un marito e una casa: “chillo è nu buono guaglione crede ancora all’amore chillo è nu buono guaglione sogna la vita coniugale”. Ma soprattutto il giovane, che Daniele definisce anche con il termine napoletano “ricchione”, vorrebbe non essere deriso dalla gente che lo osserva e potersi sentire accettato “e uscire poi per strada e gridare so’ normale e nisciuno me dice niente e nemmeno la stradale”.
Napoli, la trans «Giannina»: ispirò una canzone di Pino Daniele
Uno dei volti di Napoli più noti a chi questa città la vive non c’è più. Era una contrabbandiera di sigarette popolarissima nel centro della città. In occasione del Gay Pride due anni fa venne celebrata con un fumetto anche se non lo sapeva o forse fingeva di non saperlo. Non lo raccontava mai, anche a chi le chiedeva della sua vita. E allora sorridendo rispondeva “Ehh, nu sacco e guai. Ma te vvu accatt sti cartine?”
Pino conosce Giannina, sa dei suoi sogni, delle sue difficoltà. La vede per strada, forse già quando uno studente del Diaz ai Tribunali. La canta e usa termini popolari e cattivi perché la gente deve capire che chiamare ricchione un ragazzo gli toglie la possibilità di essere accettato e benvoluto.
Era uno dei volti di Napoli, quasi un simbolo, di quelli che vivono sotto traccia ma che non rinunciano mai al contatto con la gente. Pino Daniele come tutti i napoletani l’aveva conosciuta, vista, quando era giovane. Lei bazzicava tra i Decumani, il Cavone e la Pignasecca, questi ultimi due quartieri popolosi del centro di Napoli. La sua storia folgore il nero a metà che ne fece un ritratto amaro, spigoloso e cantato senza peli sulla lingua, un po’ come era lei.
Affrontare il tema dell’omosessualità e della transessualità, argomenti ritenuti tabù all’inizio degli anni Ottanta fu una rivoluzione in musica.
Commenti
Posta un commento