Filemone e Baucide



Tanto tempo fa, in un piccolo villaggio della Frigia, viveva una coppia di anziani: I loro nomi erano Filemone e Baucide. Erano contadini e vivevano in povertà ma, nonostante questo, erano felici, perché il loro amore era più prezioso di ogni bene terreno e sapevano che la loro gentilezza verso gli altri li avrebbe un giorno ricompensati con un dono: la gratitudine.
Un giorno bussarono alla loro porta due figure incappucciate, i cui volti erano nascosti nell’ombra. Nonostante questo si vedeva che erano stanchi e che avevano fatto molta strada prima di arrivare lì, poiché I loro mantelli erano coperti di polvere e le scarpe di terra. Fu Filemone ad accoglierli e a farli accomodare in casa, scaldando una bacinella d’acqua perché I suoi ospiti potessero lavarsi e rinfrescarsi. I due anziani non fecero domande né chiesero nulla in cambio; eppure, quando diedero a quei due viaggiatori frutta e verdura del loro piccolo orto per sfamarli, uno dei vagabondi parlò: «Vi ringrazio», disse, «per averci fatti entrare. Abbiamo camminato a lungo e bussato a mille porte
per chiedere riparo per la notte ma nessuno, nessuno ci ha fatti entrare. È bello sapere che ci sono persone che conoscono ancora le regole dell’ospitalità.» Filemone accettò timidamente quei complimenti mentre la moglie versava il vino agli stranieri…
Eppure, per ogni goccia che finiva nei calici, altrettante ne ricomparivano nella brocca di vino! Più la donna versava e più capiva che il vino non finiva mai. Scambiò uno sguardo con il marito: avevano compreso entrambi che, in realtà, coloro che avevano fatto accomodare in casa non potevano essere umani. Soltanto delle divinità avrebbero potuto operare una simile magia…
Filemone e Baucide erano persone che, nonostante la loro umiltà, pregavano gli dei e li veneravano. Il banchetto di frutta e verdura che avevano creato, in quel momento, non sembrava più abbastanza per sfamare I loro ospiti: decisero quindi di sacrificare la loro unica oca per offrire alle divinità qualcosa di più, un sacrificio in loro onore. Uscirono in cortile e Filemone si chinò sull’oca, pronto ad afferrarla, ma quest’ultima corse via da lui, spaventata. Baucide provò a fermarla ma l’animale riuscì a sfuggirle, andando a nascondersi poi dietro a uno degli ospiti. Baucide lo pregò di passarle l’animale ma l’uomo si rifiutò gentilmente: “Vedete, non c’è bisogno che voi sacrifichiate la vostra unica oca per noi. Non siamo umani né viaggiatori: io sono Giove, padre degli dei, dio del cielo e del tuono. Colui che mi accompagna è Mercurio, messaggero degli dei. Abbiamo litigato a lungo, siccome lui era convinto che non tutti gli uomini fossero malvagi e, per dimostrarmelo, ci ha fatto intraprendere questo viaggio, alla ricerca di qualcuno che ci offrisse la sua ospitalità senza voler nulla in cambio.»
Dopo essersi rivelati, I due divini portarono Filemone e Baucide su una montagna che sovrastava il loro villaggio: lì sarebbero stati al sicuro mentre Giove scatenava la sua ira contro I Frigi, allagando quel villaggio in cui neanche una porta si era aperta per accogliere dei viaggiatori stanchi. L’unica casa che rimase in piedi fu la capanna dei due sposi. Giove però non la lasciò così com’era: la trasformò in un tempio magnifico, un luogo santo in suo onore che si ergeva laddove, poco prima, Filemone e Baucide li avevano accolti con gentilezza. Si voltò verso i due sposi, Giove, chiedendo loro cosa volessero in cambio per averlo accolto e avergli dimostrato che nonostante tutto gli esseri umani avevano ancora qualcosa di buono da offrire. Gli sposi chiesero inaspettatamente soltanto due favori: di poter prendersi cura del tempio di Giove e, quando sarebbe venuto il momento, di poter vivere e morire insieme, per sempre, perché talmente forte era il loro amore. Giove acconsentì di buon grado e accolse entrambe le richieste.
Filemone e Baucide vissero felici per molti anni ancora, raccontando la loro storia ai fedeli del tempio e continuando a prendersi cura di quel luogo santo. Un giorno, però, gli sposi capirono che il loro momento era giunto. Fu Filemone il primo a cambiare, seguito subito dopo da Baucide: le loro gambe diventarono radici, i busti tronchi, le braccia rami e le chiome foglie. Si trasformarono in due alberi, un tiglio e una quercia, i cui tronchi rimasero abbracciati per l’eternità. La loro gentilezza e ospitalità furono ricompensate proprio come avevano desiderato: I due sposi sarebbero rimasti per sempre insieme e nulla avrebbe mai potuto separarli.

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