Un anno dopo il terremoto che mise in ginocchio l’Irpinia nel 1980, Andy Warhol, figura predominante del movimento della Pop art e tra gli artisti più influenti del XX secolo, creò un’opera della serie “Headlines”, un’opera-titolo realizzata rielaborando titoli di giornali.
L’artista lavorò sul formato e sui toni cromatici dell’originale creando così il famoso trittico “Fate presto”: tre tele monumentali che riecheggiano la grandezza del disastro che devastò la provincia di Avellino nel 1980 e chiedono ad alta voce, ripetutamente, i soccorsi.
Il grande gallerista Lucio Amelio si recò insieme a Michele Buonomo a New York nella grande Factory di Warhol portando vari articoli di giornale.
Warhol scelse il titolo del Mattino, “Fate Presto”, uscito pochi giorni dopo il terremoto e che si riferiva alla grande emergenza in cui versava la popolazione irpina.
L’artista americano ne fece tre grandi tele che sono serigrafate e inchiostrate. Si partì dalla riproduzione dell’articolo con varianti bianco su bianco nero su nero, come era nel modus operandi di Warhol.
L’opera è l’emblema della collezione “Terrae Motus” conservata nella Reggia di Caserta.
“Terrae Motus” il titolo, che rimanda, appunto, a “Lucio Amelio / Terrae Motus” che siglò la straordinaria operazione approntata dopo il terremoto del 23 novembre 1980.
Per “Terrae Motus” Lucio Amelio coinvolse oltre 60 protagonisti assoluti dell’arte internazionale, da Beuys a Warhol, da Gilbert & George a Cy Twombly, da Robert Mappletorphe a Michelangelo Pistoletto. Tutti si cimentarono sul tema del terremoto del 23 novembre 1980 che ebbe come epicentro e teatro della tragedia l’Irpinia.
La collezione dimostra come l’Irpinia non si sia fermata a quel 23 novembre ed è costituita da più di 70 pezzi. E’ stata esposta in diverse mostre temporanee – nella Villa Campolieto di Portici, all’Institute of Contemporary Art di Boston, al Grand Palais di Parigi – prima di essere donata nel 1993 con legato testamentario alla Reggia di Caserta.
Dal 1994 la Collezione Terrae Motus è esposta, con periodiche rotazioni, nelle Retrostanze dell’ Appartamento settecentesco della Reggia, secondo una logica che punta ad integrare le opere d’arte contemporanea nell’antico e prezioso apparato decorativo del Palazzo.
Tra le opere esposte: Fate Presto di Andy Warhol, Senza Titolo di Keith Haring, West-Go Ho (Glut) di Robert Rauschenberg, Terremoto in Palazzo di Joseph Beuys e L’altra figura di Giulio Paolini.
Commenti
Posta un commento