Arte, cultura e scaramanzia
Dopo tutte le polemiche, discussioni, battute, che ha scatenato l' installazione a Piazza Municipio a Napoli " Tu si 'na cosa grande" di Gaetano Pesce, ho sentito il bisogno di ritornare all' origine e rivedermi un po' di informazioni.
Pulcinella incarna la plebe napoletana, l'uomo più semplice, quello che nella scala sociale occupa l'ultimo posto, l'uomo che pur conscio dei propri problemi riesce sempre a venirne fuori con un sorriso.
Rappresenta tanto i difetti quanto le qualità del popolo napoletano: è comico e tragico allo stesso tempo, capace di far ridere e riflettere, è un personaggio affidabile ma anche arrogante, che riesce sempre a cavarsela nonostante le difficoltà.
La storia di Pulcinella ha origini molto antiche e non molto concordanti tra loro. Alcuni ritengono che il suo nome discenda da “Pulcinello” ossia piccolo pulcino, data la voce stridula del personaggio e la forma della sua maschera (introdotta soltanto dopo il XVI secolo) che – con il suo naso adunco, il volto rugoso e gli occhi piccoli – ricordava il volto di un gallinaccio nero. Altri fanno risalire l’origine del personaggio a un famoso contadino di Acerra, Paolo Cinella, che nel 1600 si unì come buffone a una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo a.C. e sostengono che Pulcinella discenda da Maccus: il personaggio di un servo con il ventre prominente delle Atellane romane, che indossava una camicia larga e bianca.
Il successo della maschera come la conosciamo oggi è dato dall’attore Silvio Fiorillo di Napoli che, nei primi decenni del Seicento, lo inserì nelle sue commedie prendendo ispirazione dal famoso contadino Paolo Cinella ritratto da Ludovico Carracci.
Anche nell’aspetto Pulcinella è cambiato nel corso dei secoli, la sua maschera è stata chiara o scura a seconda dei periodi, il ventre prominente diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come nella versione francese, ma altre volte la gobba scompare. Infine, il costume moderno, come lo rappresentiamo anche oggi, si affermò nell’Ottocento grazie ad Antonio Petito.
Al di là della Commedia dell’Arte, il personaggio di Pulcinella si è poi sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini e delle marionette, divenendone un emblema. Oggi non rappresenta più il servo o il contadino, ma un antieroe ribelle e irriverente, alle prese con i nemici più improbabili.
Questo personaggio continua a resistere a qualsiasi tentativo di essere imitato. Anzi, è un personaggio in continua evoluzione e ancora oggi rappresenta un simbolo della cultura partenopea. Mantiene la sua simbologia di resistenza e resilienza ma anche di comicità e gioia di vivere. Insomma, una perfetta sintesi della città di Napoli.
Ritornando all' opera di arte contemporanea che dovrebbe rappresentare un Pulcinella stilizzato, a detta di molti lontana dall'opera originale dell'artista, mi sono chiesta se potrebbe essere, nell'intenzione, una sintesi di due simboli iconici della città.
Da una parte Pulcinella, che rappresenta ormai resilienza mista a ribellione, e il corno bene augurante, che secondo la cultura greca, molto presente nella storia e nelle tradizioni di Napoli, altro non è che il fallo di Priapo, dio della prosperità.
Insomma "audentes fortuna iuvat"; un auspicio per una terra grande, dove esistono tanti audaci pulcinella che hanno bisogno anche di una buona dose di fortuna magari data dall'influsso beneficio di un amuleto di forma fallica. Nel dubbio, questa interpretazione mi piace tanto.
Complimenti per l' articolo illuminante e scritto con accuratezza. Apprezzo l' ironia del nostro popolo napoletano, al tempo stesso mi immergo piacevolmente in riflessioni profonde come le tue.
RispondiElimina