Partendo da un semplice Padre Nostro, forse la più bella preghiera che ci hanno insegnato sin da piccoli, ho provato a declinarla alla luce di quello che sta succedendo nel mondo.
Forse una rilettura che può apparire cinica e dissacrante, ma solo inizialmente, perché troverà il suo epilogo in una flebile speranza umana, ma anche in una disperata invocazione Divina. La mia anima credente non vuole cedere il passo alla spregiudicatezza del nostro tempo.
Padre nostro che sei nei cieli,
perché gli uomini in terra
non santificano il Tuo nome?
Padre nostro che continui a dirci
di cercarti tra gli umili e i bisognosi,
perché continui ad essere ignorato?
Padre nostro che venga il Tuo regno,
perché non c’è pace in terra
a causa di uomini di poca volontà?
Padre nostro che ci dai il pane quotidiano,
perché questo pane non basta per tutti
quando Tu ci insegnasti che si poteva moltiplicarlo?
Padre nostro che ci rimetti i nostri debiti,
perché sulla terra i debiti degli uomini
non si estinguono mai grazie agli interessi?
Padre nostro che non ci induci in tentazione,
riuscirai a liberarci da tutto questo male
che attanaglia con forza i nostri cuori?
I filosofi del passato dicevano che Tu sei la colpa,
che la Fede, la Religione sono le catene
con le quali si imprigiona il nostro essere.
Ma il nostro essere lasciato da Te libero
ha usato quelle catene come armi
per battere e schiavizzare i più deboli.
Forse dovremmo ripartire dal nostro essere?
Forse dovremmo essere meno egoisti?
Forse dovremmo cercare la soluzione e non la colpa?
Padre nostro che sei nei cieli,
insegnaci quella umanità che Tu stesso provasti ed amasti,
perché sulla terra o l’abbiamo scordata, o non l’abbiamo mai imparata.
Cinzia Perrone
Tutte le reazioni:2Marco Manno e Marcello Ferrara
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