LE PIETRE PREZIOSE

 




Agata ha sedici anni, frequenta il terzo anno della scuola superiore nella mia classe. Non ha amici, solo compagni di scuola, l’unica sua frequentazione fuori dalle mura domestiche, dalle quali si sente protetta. Ha sofferto Agata e ora farebbe di tutto per non soffrire più, anche rinunciare a gioire. Lei non lo sa, ma è proprio così. Io le scruto l’anima, non come quelle persone che si limitano alle apparenze e vedono solo una ragazzina fredda e asociale che non vuole rapporti con nessuno. Forse io, come Agata, ho qualche capacità speciale? Del resto a modo mio sono unica come lei. Anche guardando me le persone sanno solo vedere una ragazzina stramba, talvolta distratta e tra le nuvole. Ma loro non sanno che io attraverso l’ovatta delle nuvole nelle quali mi immergo, vedo e sento tutto. E ho sentito anche tutto l’affetto e l’amore che custodisce il cuore malandato di Agata. Quello che non riesce a percepire nessuno. Lei è l’unica che non ride di me nascondendosi dietro un compagno o altro. Credo che in passato qualcuno lo abbia fatto anche con lei e attraverso i ricordi ne soffre ancora. Magari Agata pensa, come fa qualcun altro che io non me ne accorga, invidiandomi anche per questo. Ma non è così. È come se i suoni di quelle risate mi giungessero da lontano, perdendo la loro potenza. Ma per Agata non è stato così, lei non è circondata da nuvole di ovatta come me; a lei le risatine giungevano forti e chiare, con tutta la loro forza offensiva. Perché quello è lo scopo di ogni gesto di scherno, divertirsi sulla pelle di qualcun altro. Tanto loro mica ci pensano. Come non pensano che anche io mi accorga del loro sghignazzare. Vorrei consolare Agata, ma non so farlo, almeno nel modo convenzionale. Posso solo provarci a modo mio. Adesso penso che Agata non mi consideri solo una compagna di scuola come le altre, ma una amica speciale, speciale come sono io.



All’inizio in compagnia di Gemma mi sentivo a disagio, ma ora ho capito che anche se non sembra, lei a suo modo, ha stabilito una connessione con me, che a momenti alterni interrompe e riprende, così, come se fosse momentaneamente in pausa per ricaricarsi. Questo fatto che riesce ad estraniarsi pur essendo presente, a volte lo ho un po’invidiato. Ma non è mancanza di consapevolezza come spesso ho pensato. Credo che sia distanziarsi dalle cose che non le interessano, per poi riavvicinarsi quando le cose per lei si fanno più interessanti. Mi piace quando parla o si sfoga con me, vuol dire che io almeno per lei sono interessante, Sì, perché io penso di non esserlo per nessuno. Oppure voglio che sia così? Come mi ripete la mia psicologa. Dice che senza esserne cosciente, io non mi mostro agli altri, proprio per impedire che essi si interessino a me. Forse perché ho paura del loro interessamento, visto che quando c’è stato era solo per deridermi e prendermi in giro:

«Guarda Agata, non riesce a correre bene.» «Agata quando parla balbetta.» «Stalle alla larga, chissà cos’ha di strano?»

Vi sembrano frasi carine? A questo tipo di persone preferisco quelle come Gemma un po’ sfigate e emarginate come me, almeno riusciamo a capirci. Io e lei abbiamo trovato un nostro equilibrio. Io le sto dietro e lei lascia che lo faccia. Ognuno ha il proprio ruolo in questa strana amicizia fra due ragazze “problematiche”, come spesso ci definiscono. Ma i problemi non li hanno forse tutti? Solo che i nostri sono diversi da quelli degli altri, che invece sono normali. Può darsi che questo faccia di noi delle persone speciali.



Agata è stata ricoverata molto spesso in ospedale in passato e credo che abbia subito anche degli interventi. Adesso sta bene, ma deve andare sempre a fare dei controlli. Me lo ha spiegato mia madre, che mi ha sempre fatto notare come lei sia allo stesso tempo una ragazza fragile ma forte. Mamma dice che si vede che ci tiene a me e anche io le voglio bene. Lo so che magari lei vorrebbe che io fossi sempre presente e attenta, ma so anche che ha imparato ad accettare questa mia unicità. Ecco, credo che queste mie caratteristiche abbiano stimolato la sua voglia di conoscermi a fondo, perché Agata, se gliene dai l’opportunità, vuole andare oltre le apparenze della gente, così come vorrebbe che la gente non si fermasse alla sua. Da qualche parte devo aver letto che si vede meglio a occhi chiusi e a cuore aperto, quindi l’aspetto esteriore non ci dice un gran ché di una persona, e neanche i suoi gesti o quello che dice; veramente Agata dice molto poco, almeno quando siamo in classe. Mi chiedo il perché, ha un sacco di opinioni e pensieri e pure non vuole condividerli. So quanto sia difficile stare con me, ma lei ci riesce benissimo; ai miei occhi questo la rende unica.



Sono attratta dalle persone come Gemma, quelle un po’isolate dagli altri per via di certe loro particolarità. Mi sento bene e migliore degli altri quando vado loro in aiuto. Mia madre, che fa volontariato in ospedale, dice che aiutando gli altri, aiutiamo anche noi stessi, perché facciamo qualcosa che ci rende migliori. Anche le cose brutte possono servirci a migliorare, lei ad esempio aiuta in ospedale nei reparti di pediatria da quando io sono stata operata. Ora porta un sorriso ai bambini e ai loro genitori che soffrono come abbiamo sofferto noi e questo la fa stare bene. Per me è lo stesso. Essere amico di qualcuno che viene in qualche modo emarginato, mi fa stare meglio. Facendo questo cerco di dimenticare tutte le volte che mi hanno preso in giro e bullizzato. Oltre ai miei problemi di cuore, ho sempre avuto problemi di linguaggio, balbettavo, insomma non si capiva niente di quel che dicessi. Fare molte assenze a scuola non mi ha aiutato, ma per fortuna che ci sono delle brave logopediste per quelli come me. Comunque, per via di questa cosa, e per il mio essere gracilina, sono stata sempre il bersaglio preferito dei cosiddetti forti. Bel modo di dimostrare la propria forza. La vera forza la dimostriamo ogni giorno io, Gemma, e tutte le persone che vanno avanti nonostante vengano chiamate diverse, strane, particolari. Io preferisco speciali, o meglio ancora uniche.



Da Agata e Gemma, questi cosiddetti forti, normali, avrebbero tanto da imparare; come le due ragazze fanno ogni giorno, prendendo l’una dall’altra qualcosa di diverso, nuovo, speciale unico, qualcosa di non assolutamente normale, così ognuno di noi dovrebbe aprirsi all’altro, offrendo una parte di sé e accogliendone un’altra a sua volta. Sarebbe un mondo perfetto. Meglio, sarebbe un mondo di esseri imperfetti che si sforzano di renderlo perfetto, un mondo speciale, non normale.

Ma forse questa normalità non esiste? Ve lo siete mai chiesti?

Un vecchio adagio recita “il mondo è bello perché è vario”, ed è proprio così, la bellezza risiede in quella varietà, espressione di tutte le diversità che esistono intorno a noi e che possono solo arricchirci. Così finiremo per capire che diverso è bello, perché è unico e stimolante, mentre normale rimarrà un concetto vuoto, privo di significato, che al più ci suggerirà l’idea di qualcosa di piatto, banale e noioso. Allora sì che cercheremo la diversità, che, vi svelo un segreto, è in ognuno di noi; perché la diversità in fondo, è l’unica cosa che proprio tutti abbiamo in comune.



Cinzia Perrone

Commenti