RIFUGIO IN CHIESA




Avevo sempre scartato l’eventualità di aprirmi con qualcuno rivelando il mio intimo e oscuro segreto; ora però il mio istinto mi sta chiedendo di rivedere questa mia posizione.

La voglia di sfogarmi è diventata più forte del rischio di non essere creduto.

In fondo qualche rischio nella vita bisogna pur correrlo e io sono pronto a qualsiasi cosa, ormai dopo tutto quello che mi è capitato niente mi spaventa, o meglio, ho imparato ad affrontare tutto con coraggio. Forse la paura non ti abbandona mai, devi imparare a conviverci: nel mio caso ormai è diventata così presente nel mio quotidiano, che la considero quasi come un’amica inseparabile.

Ma degli amici invadenti a lungo andare ci si stanca e quella costante tensione che provo tutte le notti andando a dormire mi ha decisamente stufato.

Così, dopo ore passate a girare e rigirare, pensando che fare due passi all’aria aperta possa ossigenarmi il cervello e schiarirmi le idee, ho una folgorazione.

All’improvviso vedo una chiesa alla mia sinistra e decido che quello sarà il posto dove darò sfogo a tutte le mie ansie e inquietudini: sì, quello è il posto giusto.

La facciata di questa chiesa che interrompe la sequenza del lato sud di via Po, sulla quale è lento il mio peregrinare, sembra quasi chiamarmi, desiderosa di fare la mia conoscenza.


Strano, anche se è vicina a casa mia credo di non esserci mai entrato in tutti questi anni; ma di questo non mi stupisco poi tanto, visti i miei ultimi rapporti con la Chiesa e la religione. Dal punto di vista della frequentazione o di altre cose del genere, direi che non mi posso definire un buon cristiano. Però che io sappia lì dentro ci sono persone pronte ad ascoltare il prossimo e a dargli conforto, proprio quello che sto cercando io in questo momento.

A dir la verità, come ho detto, non sono mai stato un gran cattolico di quelli attenti e osservanti, nonostante la mia famiglia e l’educazione che hanno cercato di impartirmi; né ho avuto mai simpatia per il sacramento della confessione. Ma in cuor mio sento di essere credente e fiducioso nella misericordia di un Dio e dell’universo intero, anche se l’universo da un po’ di tempo sembra avercela con me.

Mia madre mi diceva sempre che le porte di una chiesa sono aperte a tutti; lei ha avuto sempre una profonda stima per tutti i sacerdoti, tale da trasfigurare Gesù Cristo in persona sui loro volti. Cercherò di fare quello che fa lei quando mi confesserò, perché due chiacchiere con Dio è quanto di meglio possa chiedere; Lui certamente potrà capirmi e credermi, ma il suo ministro sarà capace di fare altrettanto?

Estratto del mio romanzo "L'uomo che parlava all'universo"
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