Dieci minuti di tensione




Dieci minuti, un intervallo di tempo brevissimo, ma che può apparire come un’eternità; quando cioè sperate che il tempo passi subito, magari con il cuore a 1000, per i più svariati motivi, ad esempio prima di un evento importante, triste, felice, ecc.… prima di una notizia, o altro ancora. Ci sono stati questi episodi nella mia vita, come nella vita di tutti, magari anche legati a momenti di tensioni come una scossa di terremoto che sembrava non finisse mai, o un esame medico di cui non conosci niente e che si fa attendere decisamente troppo. Ma non voglio annoiarvi o intristirvi con questo tipo di racconti, e allora ho scelto di parlarvi di un momento di tensione che conosciamo bene tutti noi che siamo stati studenti, e chi studente lo è ancora.

Magari qualcuno lo affronta più spesso di altri, qualcuno ha imparato a conviverci, ma comunque sia, incombe sempre come una nuvoletta nera carica di pioggia sulla testa di ogni alunno. Il quesito che mette tensione è proprio quello: comincerà a piovere sulla mia testa, o magicamente tornerà il sereno così che la nuvola carica di pioggia si sposti su un’altra testa? Avete credo capito di cosa sto parlando. Delle interrogazioni in classe, che mettono sempre in agitazione, figuriamoci quando sei poco preparato o per niente, perché il giorno prima il libro ti sembrava così nemico e la televisione e lo smart phone così amici. In quei momenti in aula cala una nebbia mista a un silenzio agghiacciante, che in tutte le classi credo sia davvero un evento; la prof. inizia a muovere il suo dito su e giù per il registro cercando chi interrogare e tutti si guardano intorno con aria terrorizzata nella speranza che non tocchi a lui… solo una è sempre tranquilla, o almeno quella è la sensazione che sembra ai poveri alunni vittime degli eventi scolastici; la secchiona o il secchione della classe, sempre pronti e attenti. I minuti passano il sudore inizia a scendere sulla fronte dei ragazzi quando ecco che senti pronunciare il tuo nome e cognome… e da quel momento il tempo ti sarebbe passato ancora meno. Dieci minuti di interrogazione, tra pietose arrampicate sugli specchi, silenzi e balbettamenti assurdi, ti sembreranno davvero interminabili.

Capisci che è stato inutile cercare di nascondersi scivolando giù per la sedia o dietro qualche compagno magari più terrorizzato di te; il destino è destino, la sorte non si può beffare, né tanto meno il registro delle sventure scolastiche. Penserai, ormai in ritardo, che in fondo il vero amico il giorno prima sarebbe stato il libro, mentre la tv e lo smart phone sono stati il gatto e la volpe della situazione che ti hanno ingannato con un pomeriggio di svago, per poi rifilarti una mattinata di sfiga!

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