BOSIE E OSCAR WILDE, L'AMORE CHE NON OSA PRONUNCIARE IL SUO NOME



L'amore che non osa pronunciare il suo nome



 
Lord Alfred Bruce Douglas, soprannominato " Bosie " ( 1870-1945 ), è stato un poeta , scrittore e traduttore Britannico , ricordato soprattutto per il fatto di essere stato il compagno dello scrittore Oscar Wilde , nonché un poeta uraniano.
Douglas incontrò Oscar Wilde nel 1891 e iniziò subito una relazione con lui. Quando suo padre, il marchese di Queensberry ( con il quale Alfred aveva già rapporti di odio reciproco a causa del carattere intrattabile di entrambi ), scoprì il legame del figlio insultò Wilde con un biglietto sgrammaticato lasciato al club dello scrittore dublinese.
Wilde, su istigazione insistente di Alfred e della sua famiglia, querelò allora il marchese per diffamazione. Il confronto diventò inevitabile e in molti credettero che Alfred spingesse Wilde a combattere suo padre per il puro desiderio di vederlo in carcere ( De profundis ).
Wilde, strumentalizzato dal giovane, venne infine accusato formalmente di " oscena indecenza ", eufemismo per indicare ogni atto omosessuale, pubblico o privato, reato all'epoca per il quale fu sottoposto a processo. Furono trovati alcuni appunti intimi e Wilde fu condannato a due anni di carcere e di lavori forzati, imprigionato dapprima nel carcere di Wandsworth e successivamente in quello di Reading.
Durante la sua permanenza nel carcere di Reading Wilde scrisse una lunga lettera all'amico " Bosie ", composta nei primi mesi del 1897 e pubblicata, postuma, in edizione ridotta nel 1905 da uno dei più grandi amici di Wilde, il giornalista Robert Ross, sotto il titolo di De profundis .
Una delle due copie della lettera originale fu inviata allo stesso Douglas, che negò di averla mai ricevuta. Dopo la scarcerazione di Wilde i due convissero per breve tempo in Italia. A Napoli Douglas abbandonò definitivamente Wilde, forse temendo di essere diseredato dalla famiglia.
Wilde morì nel 1900. Douglas sposò una poetessa, Olive Custance, nel 1902 e ebbe un figlio, Raymond.
Dopo essersi convertito al cattolicesimo romano nel 1911, ripudiò l'omosessualità e in una rivista altamente cattolica, Plain English, espresse opinioni apertamente antisemite, ma rifiutò le politiche della Germania nazista. Fu incarcerato per aver diffamato Winston Churchill per accuse di cattiva condotta della prima guerra mondiale.
Douglas ha scritto diversi libri di versi, alcuni in un genere uraniano omoerotico. La frase " L'amore che non osa pronunciare il suo nome" appare in uno, (Two Loves) , sebbene attribuito erroneamente a Wilde.
La poesia di Douglas del 1892 Two Loves (" Due Amori ") fu usata contro Wilde al processo proprio per il famoso verso che definisce l'omosessualità " l'Amore che non osa pronunciare il suo nome".

Sognai di stare su un piccolo colle
e un piano ai miei piedi s'apriva simile
a vasto giardino che a suo talento fioriva
di fiori e boccioli. V'erano stagni sognanti
placidi e cupi, e candidi gigli,
sparuti, e crochi, e violette
purpuree e pallide, fritillarie sinuose,
rade presenze fra l'erba in rigoglio, e tra le verdi maglie
occhi blu di vergognose pervinche brillanti nel sole.
E strani fiori v'erano, mai prima saputi,
tinti dai chiari di luna, che Natura
formò con accorto capriccio, e qui uno
che bevve nei toni sfumanti
d'un attimo breve al tramonto, steli
d'erba che in centurie di primavera
le stelle si nutrirono in guisa lente e squisite,
bagnati da odorosa rugiada adunata in coppe
di gigli, che nei raggi di sole hanno visto
solo la gloria di Dio, perché mai un tramonto rovina
l'aria luminosa del cielo. Oltre, inatteso,
un grigio muro di pietra coperto di morbido muschio
s'alzava; e in lunga contemplazione rimasi, affatto stranito
a vedere un luogo sì insolito, dolce, bello,
e mentre io stavo stupito, ecco! Attraverso
il giardino un giovane venne, levò in alto una mano
a schermirsi dal sole, i suoi capelli mossi dal vento
intrecciati di fiori, e nella mano portava
un grappo sanguigno d'uva rigonfia, chiari i suoi occhi
vieni cristallo, nudo,
bianco come la neve su inaccessibili vette gelate,
rosse le labbra quasi sparse di vino rosso che macchia
suolo di marmo, di calcedonio la fronte
E venne accanto a me, con labbra socchiuse
e gentili, mi prese la mano e la bocca baciò,
e uva mi diede a mangiare, e disse " Dolce amico,
vieni, ti mostrerò le ombre del mondo
e le immagini della vita. Vedi, da sud
avanza pallido corteo che non ha mai fine ".
Ed ecco! Nel giardino del mio sogno
due giovani scorsi che camminavano su un pianoforte brillante
di luce dorata. Uno pareva gioioso
e bello e fiorente, e una dolce canzone
moveva dalle sue labbra; cantò di graziose fanciulle
e l'amore gioioso di avvenimenti ragazzi e ragazze,
luminosi i suoi occhi, e fra gli steli danzanti
dell'erba dorata i suoi piedi per gioia avanzavano in tremito;
e in mano reggeva un liuto d'avorio
con auree corde come chiome di donna,
e cantava con melodiosa voce di flauto
e attorno al suo collo tre ghirlande di rose.
Ma accanto il suo compagno veniva;
triste e dolce, e gli ampi suoi occhi
erano strani d'un chiarore mirabile, sbarrati
in contemplazione e molti sospiri mandava
che mi commossero, e le sue gote erano bianche ed esangui
come pallidi gigli, e rosse le labbra
come papaveri, e le mani
serrava continuamente, e il capo
era intrecciato di margherite pallide come labbra di morte.
Un panno purpureo indossava trapunto d'oro
segnato da un grande serpente il cui respiro
era fiamma di fuoco: quando lo vidi,
scoppiai in lacrime e gridai: " Dolce giovane,
dimmi perché, triste ed ansante, tu vaghi
per questi reami di sogno, ti prego il vero di dirmi,
qual è il tuo nome? Rispose: " Amore è il mio nome ".
Poi, subito, il primo a me si rivolse
E gridò: " Mente: il suo nome è Vergogna.
Ma io sono Amore, ed ero solito stare
da solo in questo giardino, sin quando egli venne,
inatteso, la notte; io sono Amore verace e riempio
i cuori a fanciulli e fanciulle di reciproco ardore ".
Poi fra sospiri l'altro mi disse: " Fa' ciò che vuoi,
io sono l'Amore che non osa dire il suo nome ".





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