MUNASTERIO 'E SANTA CHIARA. ANGOSCIA E VOGLIA DI RINASCERE




Munasterio 'e Santa Chiara

Il brano fu la prima canzone napoletana famosa del dopoguerra, che divenne un inno di rinascita per il Paese. L’autore si ispirò al bombardamento che il 4 agosto 1943 colpì e distrusse la trecentesca Basilica di Santa Chiara (poi ricostruita e riaperta al pubblico nel 1953). Il protagonista, emigrante, parla della sua voglia di tornare a Napoli che, contemporaneamente è anche paura. Paura perché non sa che cosa è rimasto di quello che c’era un tempo. Al timore di vedere una drammatica devastazione (Napoli fu la città italiana più colpita dai bombardamenti durante Seconda Guerra Mondiale), si affianca quello di trovare cambiata anche la Napoli dei costumi, delle tradizioni e delle persone.



La canzone divenne quindi simbolo dell’angoscia non solo del popolo napoletano ma di tutta l’Italia che, distrutta dalla guerra, si accingeva ad iniziare la fase della ricostruzione post bellica.



Il brano fu scritto da Michele Galdieri per la rivista teatrale “Imputati, alziamoci!” (a cui partecipavano anche Totò e Alberto Sordi), dello stesso Galdieri, e con l’aggiunta successiva della musica di Alberto Barberis, divenne un vero e proprio inno alla ricostruzione del Secondo dopoguerra, non solo per i napoletani ma per l’intero popolo italiano, affidato alla voce di Giacomo Rondinella. Nello stesso anno, la canzone arrivò anche alla Festa di Piedigrotta dove fu presentata da Luciano Tajoli. Tra le altre interpretazioni ricordiamo quelle di Ebe De Paulis, Sergio Bruni, Roberto Murolo, Vittorio De Sica, Giuseppe Di Stefano, Lina Sastri, Claudio Villa, Mario Abbate, Peppino Di Capri, Mina e Massimo Ranieri.



Commenti