LA PURIFICAZIONE ATTRAVERSO L'ARTE




La catarsi (purificazione) è una delle emozioni fondamentali suscitate da un'opera d'arte. 
Se ne parla in origine nell'antichità classica, associata alla forma della tragedia, e consiste nell'effetto di liberazione e di purificazione che viene provocato nello spettatore dalle gesta, dalle passioni e dalle traversie vissute dai personaggi sulla scena. 
Già Aristotele nel suo trattato sull'arte poetica offriva un'acuta analisi psicologica del senso di esaltazione e di purificazione che provava uno spettatore di fronte alla rappresentazione di gesta eroiche. 
Per esempio, gli ateniesi del IV secolo, potevano riscontrare il loro concetto di nobiltà nelle azioni compiute nelle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide. 
Curiosamente, osservava Aristotele, anche le scene più tragiche di sofferenza, sconfitta e morte non lasciavano negli spettatori un senso di depressione, bensì di sollievo, come se le loro emozioni di paura e pietà, stimolate dal teatro, venissero scaricate dell'animo dello spettatore, attraverso la tragedia vissuta dal protagonista. 

Questo effetto purificatore del dramma è stato poi ripreso in epoca moderna dalla psicoanalisi come processo di liberazione dai conflitti interiori. 
In altre parole, le esperienze che hanno provocato delle situazioni conflittuali a livello subconscio vengono rivissute sul piano emotivo e possono riaffiorare alla coscienza dell'individuo. 

Nelle tragedie greche era indispensabile, per provocare un effetto di catarsi, che l'eroe, pur incarnando un personaggio superiore all'uomo comune, possedesse delle caratteristiche umane che lo rendessero credibile e riconoscibile. 
In particolare, doveva possedere un difetto o un punto debole che lo rendesse come ogni uomo di questa terra. Un eroe invincibile non avrebbe potuto suscitare catarsi, né identificazione, dal momento che l'invincibilità non è umana. 
Ecco perché i più grandi eroi nella storia della letteratura, da Achille a Superman, sono vulnerabili...in un tallone o alla Kryptonite. 
Ciò li rende più umani, più riconoscibili, più vicini a noi.



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