La rivalità tra Maria Carolina e Maria Antonietta portò a Napoli grandi cuochi francesi con il compito di “raffinare” la semplice cucina partenopea.
Ma tra il Settecento e l’Ottocento divennero capocuochi delle case aristocratiche del regno, fecero scuola, e crearono un folto numero di bravi allievi, soprattutto abruzzesi e siciliani.
Questi, a volte, erano chiamati col nome di battesimo e il cognome della famiglia presso la quale prestavano servizio e raggiunsero una tale fama da essere ancora ricordati: Monzù ‘e Pignatelli, Cunfettiello ‘e Barracco, Nicola ‘e Tricase, Pasquale detto Tarramoto ‘e Gerace, Vincenzo ‘e Cumpagna, Francesco ‘e Pavoncelli…
Ed ecco la filastrocca a loro dedicata dalla fantasia napoletana:
Monzù, monzù, monzù,
è gghjuta 'a zoccola 'int'ô rraù.
'A signora nunn'o vò cchiù,
magnatillo tutto tu.
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sartù di riso napoletano |
La forchetta a 4 punte è nata a Napoli
Allo stesso periodo è collegata anche l’evoluzione della forchetta. Fino al ‘700 la forchetta era un oggetto molto diverso da quello attuale. Era molto più lungo ed aveva due o tre rebbi (punte).
La storia narra che Gennaro Spadaccini, il ciambellano di Ferdinando IV di Borbone, nel 1770 ebbe l’intuizione di portare a quattro i rebbi ( le punte) della posata e le rese meno appuntite. L’intento era quello di rendere più agevole la presa dei fili degli spaghetti e più sicure da avvicinare alla bocca.
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uno dei primi esemplari di forchetta a 4 rebbi fabbricata a Napoli |
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