«Ha da passà ‘a nuttata»
Care, cari, ha da passà ‘a nuttata, diceva il grande Edoardo De Filippo, ed anche questa notte senza tempo passerà …
Domani racconteremo le avventure che abbiamo vissuto, con tristezza ma anche con la gioia di avercela fatta.
Quattro parole, una frase breve, un messaggio di speranza, tanto deve passare la nottata, perché non c’è notte a cui non segua un giorno in cui il sole non torni a sorgere.
Quante volte l’abbiamo pronunciata
rivolgendoci a un amico in difficoltà e
quante altre l’abbiamo ripetuta a noi stessi, quando la luce proprio non
ne voleva sapere di rischiararci il cammino da percorrere: questo motto
di incoraggiamento, ha da passà ‘a nuttata è però molto più, è sintesi
perfetta di una filosofia di vita, quella del popolo di Napoli e non
solo.
A pronunciarla per la prima volta è Eduardo De Filippo mentre è
seduto a un tavolo sul palcoscenico del Teatro San Carlo: è la mattina
del 15 marzo del 1945 e il grande artista, figlio di Scarpetta, veste i
panni di Gennaro Iovine per la commedia Napoli milionaria!
Un ruolo
che sancisce l’inizio di una nuova stagione, di un teatro che si fa più
realistico e denso in seguito alla rottura del sodalizio artistico con
Peppino.
Un inizio che, come sempre accade, ha origine da una fine,
quella del secondo conflitto mondiale, l’evento che ha lasciato
martoriata una città che ha avuto il coraggio di cacciare con le sole
proprie forze il nemico nazista: sono difatti i segni stessi della
violenza e della distruzione, visibili dal balcone di casa De Filippo, a
ispirare la celeberrima commedia in tre atti, scritta da Eduardo «tutta
d’un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e sulle sue deleterie
conseguenze».
È il gusto della voglia di vivere che allora come sempre,
si respira nonostante le paure e le preoccupazioni. Si respirava anche
tra i vicarielli della Napoli stordita dai bombardamenti, dal fumo, dal
terrore della notte perenne, la stessa che si percepiva anche di
giorno. Quando le circostanze non sono tra le migliori, lo scopo è di
risollevare e infondere speranza.
Piena consapevolezza che ogni
difficoltà, ogni momento buio è destinato a passare, solida certezza a
cui sia la collettività si stringe a fronte di difficoltà economiche,
politiche o di qualsiasi altro genere, sia ogni persona nel suo intimo
spirito.
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