IL MITO DI ICARO

 ICARO: volare né troppo alto, né troppo basso





Icaro rappresenta, col suo volo aereo straordinariamente anticipatore, il sogno dell’adolescente di diventare adulto prima del tempo, di superare la mediazione di una vita piena di contraddizioni (quella di Dedalo) nell’immediatezza di una coerenza assoluta all’ideale, quella coerenza che porta sempre, come anche la sua vicenda dimostra, a contraddizioni ancora maggiori, tragiche in quanto irrisolvibili.


Icaro vedeva l’accortezza e la moderazione del padre (che chiedeva, come strategia di volo, di abbandonarsi ai venti e di volare né troppo alto né troppo basso) come una forma di cedimento all’ideale assoluto di perfezione, come una forma di eccessiva esitazione, un compromesso inaccettabile con le forze della natura e dell’ignoto insondabile.


Icaro, ch’era figlio di una schiava, aveva fretta di volare in alto, per liberarsi dei timori, delle riserve mentali, dei pregiudizi del passato, senza tener conto dei condizionamenti della realtà. Ecco perché raffigura, sul piano politico, l’avventurismo, l’estremismo infantile. Forse Icaro rappresenta anche l’ateismo impulsivo, autoritario, egocentrico: il suo bisnonno, Eretteo, nonno di Dedalo, fu sepolto vivo sotto terra per il suo ateismo.
Icaro, era figlio di Dedalo e Naucrate, una delle schiave di Minosse. Il padre Dedalo era un ottimo fabbro, infatti Atena stessa l’aveva iniziato a quell’arte.



Con l’astuzia, Dedalo, costruì un paio di ali per se stesso ed un altro per Icaro. Dopo aver saldato le ali alle spalle di Icaro, con della cera, con le lacrime agli occhi, Dedalo gli raccomandò di stare attento e di non volare troppo in alto perché il sole avrebbe potuto sciogliere la cera ne troppo in basso perché le ali si sarebbero inumidite con i vapori del mare.
Dopo questo, Dedalo si innalzò in volo seguito da Icaro. Mentre si allontanavano dall’isola, battendo ritmicamente le ali, i contadini, i pescatori e i pastori che alzarono lo sguardo verso di loro li scambiarono per dei.



Quando si furono lasciate Nasso, Icaro disobbedì agli ordini del padre e cominciò a volare verso il sole, inebriato dalla velocità che le grandi ali imprimevano al suo corpo. Ad un tratto Dedalo, guardandosi alle spalle, non vide più suo figlio, ma soltanto delle piume sparse che galleggiavano sulle onde sotto di lui. Infatti il calore del sole aveva sciolto la cera e Icaro era precipitato in mare, annegandovi. Dedalo volò a lungo in quel luogo, finché il cadavere di Icaro riemerse. Lo portò allora in un’isola vicina, chiamata ora Icaria, dove lo seppellì.

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