RECENSIONE: RADICI

Radici di Alex Haley: un atto d'amore e di giustizia verso tutte le vittime di quello che è stato definito l'Olocausto nero. 

Un libro veramente corposo, non solo per la sua mole e lunghezza, ma perché denso di emozioni, riflessioni, significati e storie. Il romanzo si conclude con il pensiero dell’autore sul fatto che quasi sempre la storia è stata scritta dai vincitori, sperando che il suo lungo racconto possa alleviare le conseguenze di questa lunga serie di menzogne e di soprusi, anche minimamente. 

Radici non è solo la ricostruzione documentata e romanzata di una delle tante famiglie di neri in America, attraverso ben sette generazioni, ma è anche un tentativo di voler ridare loro qualcosa che insieme alla dignità, hanno sempre cercato di strappargli: l’identità. Perché la storia ci ha purtroppo insegnato che quando si vuole soggiogare un popolo, come è avvenuto con quello africano da parte dei bianchi europei e americani poi, di solito si tende a cancellargli la memoria. 


Alex Haley ha voluto trasformare tutti i racconti tramandati oralmente da generazioni, ultima sua nonna, in una attenta cronaca che riportasse alla memoria le origini gloriose di persone maltrattate dagli uomini e dalla storia. Ripartendo dal suo avo detto “l’Africano”, percorrendo anche le tappe principali della storia americana, dalla Dichiarazione di Indipendenza alla lunga guerra di secessione che portò all’abolizione della schiavitù, arriva fino a lui e alla descrizione di come ha portato a termine il suo ambizioso progetto, fatto di infinite ricerche e viaggi in tre continenti, per poter suffragare e ricostruire ogni dettaglio dei suoi racconti tramandati, scrivendo alla fine la grande saga che è Radici. Colpisce la tenacia dell’autore che non si è scoraggiato in dodici anni di ricerche, la stessa tenacia che ritroviamo in tutti i principali protagonisti del suo romanzo, grazie alla quale ogni generazione ha tramandato la storia di Kunta Kinte, rapito in Gambia nel 1767 quando aveva solo diciassette piogge, mentre si trovava nel bosco a cercare della legna per costruirsi un tamburo; “perché non dobbiamo dimenticare chi siamo”. Una storia di ingiustizie, soprusi e umiliazioni che è e appare molto lontana, ma non dimentichiamo che l’uomo é capace di inciampare due volte sulla stessa pietra.

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