SOGNARE è VIVERE

Sognare è vivere Film genere biografico, drammatico, prodotto negli Stati Uniti nel 2015, diretto da Natalie Portman. 


Titolo originale: A tale of love and darkness 


Questa pellicola rappresenta il difficile debutto alla regia di Natalie Portman, sebbene avesse già diretto un cortometraggio (Eve, 2008) e un episodio del film collettivo New York, I love you (2009).  



La Portman, attivista israeliana naturalizzata statunitense, è anche sceneggiatrice e interprete di questo ambizioso progetto; sceneggiatura che le ha preso solo otto anni, durante i quali ha dovuto anche raccogliere i fondi per girare il film, che ha insistito affinché fosse girato in lingua ebraica. 
Il film è basato sul romanzo autobiografico dello scrittore Amos Oz, Una storia d’amore e di tenebra, pubblicato nel 2002, del quale la Portman si è accaparrata i diritti per una trasposizione cinematografica nel 2007. 




Per me questo film è stata una rivelazione; mi ha fatto vedere molto più chiaramente le mille sfumature di una questione che si trascina da secoli ma mai risolta. 
Mille sfumature che la voce narrante che rappresenta lo scrittore nella finzione cinematografica, riesce a mostrare con un suo fare poetico e filosofico, lasciando intravedere le laceranti ferite che ha procurato nella vita di molti, e non solo fisiche. 

Trama. 

Il film ripercorre sin dall’infanzia la vita dello scrittore, che crebbe a Gerusalemme negli anni precedenti l'indipendenza di Israele, con Arieh, il suo accademico e serioso padre, e Fania, la madre, interpretata da Natalie Portman, romantica e sognatrice, che trasmette al piccolo Amos tutto il suo bagaglio di storie e fantasie.
La famiglia di Klausner, questo è il cognome cambiato in seguito da Amos, era una delle tante che si trasferirono in Palestina dall'Europa durante gli anni '30 e '40 del ventesimo secolo per scappare dalle persecuzioni. Mentre Arieh è entusiasta del futuro e sogna il nuovo Stato d’Israele, Fania è sempre più irrequieta e insoddisfatta. 
La noia della vita quotidiana che opprime l’animo sensibile di Fania, si alterna al clima di paura della guerra. Infelice del suo matrimonio e soffocata intellettualmente dal marito, inizia per tirarsi su di morale a creare un mondo alternativa fatto di racconti e poesie, da cui Amos è talmente rapito, da esserne fortemente influenzato in seguito nella sua scrittura. 
Quando Fania, pian piano si lascia andare cadendo in una irreversibile depressione, Amos si sentirà impotente verso lo stato della madre e ne dovrà accettare il distacco. Deciderà coscientemente in seguito di prendere le distanze da molto altro, creandosi una nuova vita, mentre lo Stato di Israele faceva la stessa cosa. 



Perché vedere questo film? 
Tanto per cominciare perché parla con estrema lucidità di una vicenda molto discussa, ma sempre poco chiara; vi stimolerà alla lettura del libro, come è successo a me. 
È apprezzabile lo sforzo della Portman, non solo nella recitazione, a cui già ci ha abituato bene , ma anche nella regia e nel ruolo di sceneggiatrice. 
E infine perché è una combinazione tra storia nazionale e storia personale, che mescola sapientemente all’argomento politico l’elemento creativo.

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