RECENSIONE: CIME TEMPESTOSE

Il classico dell'eccesso, dove tutto è vissuto oltre il limite umano

Non sapeva quasi nulla della vita e degli uomini eppure, scrivendo Cime tempestose, il suo unico, grande romanzo, Emily Bronte ha dato libera espressione a una fantasia romantica senza limiti. 



Oggi considerato un classico, Cime tempestose, scritto nel 1847, anticipa vari aspetti e caratteri della narrativa moderna. 

La sola opera di Emily Bronte, Cime tempestose, è uno dei romanzi più singolari della storia della letteratura, un caso unico capace di affascinare e appagare al tempo stesso le lettrici di romanzi rosa, i critici e gli scrittori, i lettori di narrativa e di poesia. 



C'è una ragione paradossale che ne fa un classico, la sua natura sovrumana e sempre disumana. Infatti inumani, eccessivi, sfrenati sono i personaggi concepiti dalla mente di una ragazza del tutto ignara degli uomini e del mondo, dotata di una immaginazione romantica senza limiti e vissuta, per la quasi totalità della sua vita, in una rustica parrocchia dello Yorkshire insieme al padre, pastore anglicano, alle due sorelle anch'esse scrittrici, e all'amatissimo fratello Bramwell, che sperperò il proprio talento e finì i suoi giorni abbruttito dall'alcool e dall'oppio, seguito nella tomba proprio da Emily, che si era lasciata consumare dalla tisi. 



Cime tempestose è il nome della tenuta degli Earnshaw dove si svolge, appunto tra tempeste, diluvi e bufere di neve, gran parte di questo classico dalla natura romantica, nella sua accezione più sofferente, impetuosa e selvaggia. 
E la natura aspra e selvatica delle brughiere dello Yorkshire plasma a sua immagine i caratteri dei personaggi che, si potrebbe sostenere, sono tutti cattivi; caratteristica per cui, ci vollero parecchi decenni prima che l'Inghilterra vittoriana potesse accettare il romanzo. 



Per essere più precisi, si potrebbe addirittura dire che la loro unica virtù fosse la violenza della passione: perciò assistiamo fin dall'inizio a una vera e propria esplosione di improperi, maledizioni, minacce che i personaggi si rivolgono l'un l'altro. 
Dall'altra parte, osserviamo la forza barbarica di un amore capace di vincere la morte e di evocare fantasmi. L'amore, più forte delle circostanze della vita, dell'orgoglio, dei malintesi e infine della morte è quello tra Catherine Earnshaw e Heathcliff, il trovatello, "nero nero come se venisse dal diavolo". 
Eppure non riescono a coronare il loro amore: lei finisce per sposare lo scialbo proprietario della tenuta vicina, Edgar Linton, mentre lui sposa la sorella di Edgar, Isabel. Nonostante ciò continuano a considerarsi "una cosa sola", tanto che Catherine, vicina alla morte mentre sta per dare alla luce la figlia Cathy, vuole proprio Heathcliff accanto a sé. E quando muore, il disperato Heathcliff grida affinché lei non lo abbandoni ma si materializzi in qualsiasi forma intorno a sé. Infatti lo spettro di Catherine continuerà a visitare la tenuta, di cui Heathcliff è ormai il padrone. E' riuscito a far sposare Cathy Linton con il proprio figlio, malato e destinato a una morte precoce. Come lui, alla morte del vecchio Earnshaw, era stato umiliato dal fratello maggiore di Catherine, Hindley, così adesso si vendica sul figlio di Hindley, Hareton, che tratta come un servo; eppure Hareton sarà l'unico a piangere la sua morte. 
Quando Heathcliff muore in una notte tempestosa felice di riunirsi alla sua Catherine, ha un terribile sguardo di esultanza sul volto irrigidito, e poco dopo un pastorello vedrà il suo fantasma accanto a quello di una donna. 
La storia si conclude sulla nota leggiadra dell'amore tra Hareton e Cathy, che si sposeranno e lasceranno Cime Tempestose. 



Nessun riassunto può rendere lo sfolgorio di passioni che divampa da quel capolavoro dell'eccesso che è Cime tempestose. Ma non può dar conto nemmeno di uno degli aspetti più moderni di questo romanzo del 1847 che, anche per questo, è un classico da leggere e da studiare: la complessa struttura della narrazione, in cui diverse voci di testimoni si succedono a raccontare il dipanarsi delle vicende attraverso due generazioni.

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