Opera senza autore
di Cinzia Perrone
Film
genere biografico, drammatico, prodotto in Germania nel 2018, diretto da Florian Henckel von Donnersmarck.
Titolo
originale: Werk
ohne Autor
L’arte
non vuole essere politicizzata, sarebbe come ingabbiare un volatile selvatico
abituato a condurre la sua esistenza in piena libertà. L’arte nasce libera e
rende liberi chi la pratica. Esprimersi liberamente alla continua ricerca di
bellezza e verità, questo è il compito di un vero artista; certo potrà porre la
sua opera al servizio dell’umanità, ma di certo non permetterà che essa sia
ridotta a oggetto di propaganda politica, né che sia strumentalizzata da un
qualunque orientamento politico, che abbia velate intenzioni totalitarie. I
regimi, neri o rossi che siano, opprimono. L’arte rappresentando in pieno il
concetto di libertà, non può e non deve piegarsi a questa logica.
Questo è uno dei messaggi principali di questa pellicola, che nel 2019 ha raccolto ben due nomination all’Oscar, una come miglior film in lingua straniera e una per la miglior fotografia. Il soggetto, dello stesso regista, è liberamente ispirato alla vita di Gerhard Richter, artista tedesco nato a Dresda nel 1932, formatosi nella Germania sovietica e passato a Ovest per amore della pittura astratta.
Fotogramma
per fotogramma, attraverso la vita travagliata dell’artista, si percorre uno
dei momenti storici più sconcertanti per la Germania, in balia, come il mondo intero
del resto, dei continui venti di guerra, calda o fredda che fosse.
Trama
Dresda,
1938. L’itera vicenda del film prende avvio con Kurt Barnert bambino, che si
trova in visita con la zia Elisabeth a una mostra d’arte moderna, che il regime
nazista non vede di buon occhio, etichettandola come arte degenerata.
Kurt, che già alla sua tenera età rivela la sua innata predisposizione
artistica, è molto legato a sua zia Elisabeth, tanto sensibile quanto
eccentrica e appassionata.
Una
personalità come quella della ragazza non trova collocazione in una Germania in
continua ricerca della perfezione della razza, per cui dopo essere stata
ricoverata in un ospedale psichiatrico in preda a un delirio, se ne decreterà
la fine. Prima la sterilizzazione, ad opera dell’inflessibile e cinico
ginecologo Professor Carl Seeband, dopo un destino ancor più agghiacciante, che
aimè hanno subito in troppi.
Sopravvissuto al bombardamento di Dresda, Kurt dovrà fare i conti con la perdita di molte persone care a causa di quella follia. Cresce nel blocco dell'Est ormai in mano ai Sovietici, continuando a coltivare il suo talento con studi accademici; stavolta nel mondo dell’arte esiste solo e soltanto, il realismo socialista.
Trova
un amore appassionato in Ellie, figlia del ginecologo nazista che ha condannato
sua zia, che grazie a una conoscenza fatta durante la prigionia, riesce a farla
franca. Dopo alterne vicende, Kurt decide di tentare il passaggio all'Ovest, per
dare una svolta al suo cammino artistico, facendo riemergere i fantasmi di un
passato che credeva ormai rimosso.
Perché vedere questo
film?
Florian
Henckel von Donnersmarck ha la capacità del grande narratore; rende infatti
questo lungo racconto, circa tre ore ma pienamente fruibili, un intenso
spaccato dal sapore popolare, di un paese dove ancora a anni di distanza, le
ferite non erano del tutto sanate. Dirige questo film senza filtri e con
audacia.
Il
tema centrale dell’arte, come ricerca di libertà, bellezza e verità;
l’osservazione è tutto, per cui mai distogliere lo sguardo, rimanendo con gli
occhi ben aperti. Immagini vere ma graffiate dal tempo, in bilico tra realismo
e astrattismo. L'effetto finale è quello di costringerci a guardare più da
vicino.
Opera
senza autore è un film semplice, che tocca il cuore, con il dramma di un
bambino che si vede portar via una persona amata, di una nazione in balia degli
eventi tragici, e di un artista alla ricerca di se stesso e della sua
ispirazione.
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