SCRIVERE: CONSIGLI UTILI




Il titolo

Quando lessi La pelle di Curzio Malaparte, scoprì, dalla prefazione al romanzo (molti la ignorano, ma molte volte può essere davvero utile leggerla per la comprensione del libro o del suo autore), che Malaparte cambiò il titolo iniziale del romanzo che doveva essere La peste, per non creare confusione con il romanzo quasi contemporaneo di Camus, lasciando peraltro quel titolo al primo capitolo. Come si dice ogni impedimento è giovamento; La pelle è un titolo incredibilmente azzeccato per tutta la narrazione della guerra che fa Malaparte nel suo romanzo.
Una delle principali caratteristiche di un buon titolo, oltre attinenza, chiarezza, brevità e musicalità, è l'unicità.
Per cui, titoli simili, può anche capitare, ma perfettamente uguali cerchiamo di non farlo capitare. Una breve ricerca, e tutto si risolve...Ma mi sa che alcuni emergenti lo fanno apposta a ingenerare l'errore mettendo titoli pari pari a best seller del momento🤔?


Il lettore

Molte volte sento l'espressione, forse qualche volta l'ho detta anch'io, "scrivo per me stessa ".
Condizione che può essere anche veritiera, ma che cambia sostanzialmente le cose quando si inizia a pubblicare, perché in quel caso si inizia a scrivere anche e in qualche caso soprattutto per gli altri. 
Infatti la riuscita di un buon libro sta proprio nell'efficacia dei rapporti fra autore e lettore. È quindi necessario comprendere il processo che mette in relazione chi scrive e la sua opera con il mondo circostante, cioè individuare con estrema precisione il destinatario dell'opera stessa. 
Come suggeriva John Steinbeck, può essere utile rivolgersi a una persona, reale o immaginaria, e scrivere soltanto per lei.


Originalità e imitazione

 Ogni attività creativa si rifà in misura maggiore o minore a modelli esistenti, in equilibrio tra originalità e imitazione. Se quest'ultima serve come spunto iniziale, non esclude un'evoluzione in termini originali. Esistono schemi di pensiero atavici e costanti nel tempo perché sono alla base dell'esperienza umana e sono radicati nel nostro inconscio. 
"Originalità", non è creare dal nulla, e "prendere a prestito" non è assolutamente vietato. 
Le nostre idee nascono da qualcosa, non è possibile che scaturiscano dal nulla come d'incanto. 
William Shakespeare ad esempio, considerato il più grande scrittore di lingua inglese, per le sue opere teatrali si è ispirato a cronache o intrecci preesistenti. Lo stesso discorso vale per molti suoi contemporanei. 
John Milton cercò di spiegare questo concetto in un modo che a qualcuno potrà sembrare paradossale: "Si può parlare di plagio soltanto quando ci si appropria di un'idea altrui senza riuscire a migliorarla". 
Altro esempio eccellente: celebriamo l'Odissea di Omero come una delle opere più originali di tutta la tradizione occidentale, pur sapendo che non fu Omero a inventare la sostanza del poema epico; egli non fece altro che trascrivere una narrazione già esistente nella tradizione popolare, tramandata oralmente dai cantori. Ma è a grandezza del suo stile letterario che rende unica la sua opera. 
Ancora, Walter Scott ha osservato: "la vera originalità consiste nel modo in cui si presenta e si sviluppa un argomento".
Tutta l'arte è un processo di filiazione e trasformazione. Così la pensava il famoso drammaturgo e filosofo latino Seneca, che considerava come parte integrante della propria personalità creativa tutto ciò che di meglio avevano saputo offrire gli autori che l'avevano preceduto.



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