NON SOLO MUSE


Le rose che ci regalate ci pungono con le loro spine, anziché accarezzarci con i loro petali…


Vi ricordate la canzone di James Brown “This is the man’s world”? https://www.youtube.com/watch?v=JFf22IroT0w  Correva l’anno 1966, si era in pieno patriarcato e tutto ciò poteva anche avere un senso e apparire innocuo.
This is a man’s world, but it wouldn’t be nothing, nothing without a woman or a girl. Questo è un mondo dell’uomo ma non sarebbe niente senza una donna o una ragazza.
La condizione femminile oggi deve scrollarsi di dosso quel triste retaggio, ormai anacronistico, che sebbene a tratti idolatra la figura femminile, pone la donna pur sempre in posizione subalterna all’uomo e ai margini del suo mondo.
Strano che mi venga in mente proprio questa canzone per parlare della poca importanza che ancor oggi spesso viene riconosciuta alla donna, in quanto il testo di questa sembra dargliela una certa importanza e riconoscergli un ruolo. Non credo poi tanto. Si perché questo brano, peraltro di grande successo, potrebbe essere ricondotto da un’interpretazione pienamente femminista a una canzone machista, dove la donna appare solo come punto di appagamento maschile. Per questo, per quanto questa hit sia stata di successo e sia tutt’ora musicalmente apprezzabile veicola un messaggio che non può più appartenere al mondo di oggi,
Quella visione, in cui una donna è solo compagna, o madre, o assistente, per alleviare e rendere più godibile la vita in un “mondo di uomini”, non è più condivisibile per la maggioranza delle donne. Sì, la canzone dà importanza alla donna, ma quell’importanza concessa e riconosciuta, non un’importanza autonoma e indipendente, pienamente libera di autodefinirsi e realizzarsi, che ogni essere avrebbe diritto di pretendere. La donna ormai ha preso coscienza di non essere solo quella creatura stupenda che l’uomo di turno si pregia di corteggiare e adulare; sente di non essere più quell’essere fragile che nell’immaginario maschile della peggior specie può essere girato e rigirato come si vuole. E quando si è liberata da questa fragilità cominciando a reclamare ciò che da sempre le spettava, l’uomo ha cercato altri tipi di fragilità e punti deboli, mettendo in pratica un gioco perverso fatto di ricatti morali, abusi, e purtroppo nei casi più estremi di violenza.
Questo brano che appare così dolce e inoffensivo, nasconde in realtà la convinzione latente, o meno, di quella supremazia maschile tanto odiosa, che si trascina anche nel nostro tempo purtroppo. Supremazia che porta con sé tutto il concetto di un universo a misura d’uomo, in cui la donna appare elemento importante ma pur sempre secondario.
Charlotte Perkins Gilman usò la parola “androcentrismo” per descrivere nel dettaglio questa priorità e centralità maschile nel 1911. È davvero solo un altro modo di dire: “È il mondo dell’uomo”. Charlotte Perkins Gilman è stata una sociologa, scrittrice e poetessa statunitense, e un'importante femminista utopista. Per le sue idee e il suo stile di vita non convenzionali, è diventata un modello per le future generazioni femministe. https://it.wikipedia.org/wiki/Charlotte_Perkins_Gilman
                                                                                                                                                                                                       In una società, dove si sta cercando, almeno da parte dell’universo femminista, di insegnare alle ragazze ad avere aspettative più alte, i ragazzi cominciano a sentirsi minacciati dalla loro realizzazione, generando risposte violente da parte di uomini ansiosi e arrabbiati. Quindi, si concepisce al limite, un mondo in cui i diritti delle donne vengano concessi e regolati dagli uomini. 
Le donne invece chiedono che i loro bisogni siano equamente soddisfatti, e soprattutto non unilateralmente.  Questa non è una “colpa” di nessuno, ma un desiderio legittimo e cercare di trovare soluzioni è l’unica cosa da fare.
Per questo, la retorica spicciola, che idolatra la donna nelle sue virtù e nella sua bellezza, ha ormai stancato; “tenetevi pure queste lusinghe, non servono”.
Non più solo muse ispiratrici, ma artiste capaci che vogliono esprimere la propria arte; non dee, da osannare per poi essere profanate; si chiede parità senza prevaricazioni, da ambo le parti, in un mondo dove coesistano uomo e donna, no l’uomo con la donna o viceversa.
This is a man’s world, but it wouldn’t be nothing, nothing without a woman or a girl. Questo è un mondo dell’uomo ma non sarebbe niente senza una donna o una ragazza. Anche se ammorbidito da frasi ad effetto che esprimono in qualche modo la devozione dell’uomo verso la donna, questo testo esprime pur sempre una visione patriarcale della società, che ci perseguita da tanto. Ed ogni volta che tentiamo di liberarcene, facendo uscire dalla porta qualche arcaico istituto, un pregiudizio, o semplicemente un termine, questo sembra rientrare dalla finestra.
Per questo forse è ora di dire addio alla principessa che aspetta con ansia che arrivi il suo principe azzurro pronto a sposarla trasformandola nella sua regina amata e moglie devota e premurosa, nonché incubatrice della sua regale prole
Le donne devono essere protagoniste principali della loro fiaba; eroine esse stesse, giovani donne che non aspettino di essere salvate dal prode paladino, che non ricerchino necessariamente e solo l’amore; ma che magari preferiscano imbarcarsi in coraggiose avventure e conoscere il mondo. Messaggio che già ci diede secoli fa, nella seconda metà dell’Ottocento, Louse May Alcott, per il tramite della sua protagonista Jo di Piccole donne. https://it.wikipedia.org/wiki/Piccole_donne

La figura femminile è tutt’altro che fragile; non può essere sempre personaggio di secondo piano rispetto all’eroe principale rigorosamente maschile, magari come sua compagna fedele che contribuisce unicamente al suo successo.
Il dibattito sui temi relativi alla parità di genere e sulla necessità di porre fine agli stereotipi è ancora vivo grazie a Dio, e si sviluppa sia verso il futuro che verso il passato, per tirar fuori dall’oblio e ridare dignità a donne che meritano grande rispetto e considerazione. Bisogna capire come siamo arrivati a tanto, e perché si è sentito sempre il bisogno di boicottare, offuscare o denigrare l’operato femminile in passato, e come e perché ciò avviene ancor oggi.
Come novelle Artemisie, tutti creatrici sublimi; benedetto sia quel giorno, in cui i giusti spazi e riconoscimenti, una donna non dovrà più sudarseli il doppio di un uomo.

Cinzia Perrone

Commenti

  1. Concordo con il tuo pensiero peraltro espresso con estrema chiarezza e semplicità menzionando anche dei riferimenti interessanti. Aggiungo il mio pensiero già più volte espresso sulla condizione femminile.

    Siamo vittime di pregiudizi: l'uomo è cosciente che la donna può godere della più grande felicità che esista: quella di dare alla luce la vita. Forse anche per questo ne ha paura e ne è invidioso.
    Quindi, ha fatto di tutto nel corso della storia per superare la donna su tutti i fronti.
    E non c'è riuscito, né secondo me ci riuscirà mai.

    Molti luoghi comuni attribuiscono alla donna i più alti meriti, non ultimo il detto: "dietro ad ogni grande uomo c'è una grande donna".

    Non sarebbe bello leggere un giorno "dietro ad ogni grande donna c'è un grande uomo"?
    Forse! Ma anche cosi’ secondo me non sarebbe giusto, infatti non condivido quel tipo di femminismo che vorrebbe la donna uguale all’uomo!

    No, ci sono delle differenze che dovrebbero essere considerate un’opportunità per raggiungere la complementarietà.

    Gli orientali la sapevano già lunga, il simbolo yin e yang descrive perfettamente questa complementarietà includendo le differenze nei colori e la parità diritti e doveri nella forma. Senza dimenticare che in ogni metà del simbolo esiste un punto del colore dell'altra metà.

    Altresi mi farebbe piacere vedere più donne ai posti di comando, sono sicuro che la società ne trarrebbe beneficio.
    Insomma forse sono fra coloro che mettono la donna su un piedistallo.
    Anche questo è sbagliato.

    Occorrerebbe "vedere" la persona non il gender.
    Occorrerebbe che, finalmente i mass media ci mostrassero di più il lato interiore, piuttosto che quello esteriore.
    Ma si sa, siamo vittime del consumismo la cui pubblicità fa leva sugli aspetti che più colpiscono nell'immediato, ed ecco che vediamo auto reclamizzate da belle donne (recentemente anche da uomini fisicamente belli, ma è più raro).
    Concludo dicendo che... Vorrei riuscire a comprendere quanto "uomo" ci sia in una donna e quanta "donna" ci sia in un uomo.
    Forse questo sarebbe un modo per far capire a noi maschietti che i pregiudizi sono sempre sbagliati.

    Ary

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