Il mito veniva usato in svariate culture per dare in maniera più
colorita e affascinante, messaggi etici ed educativi, riguardanti la
religione o altro. Uno dei miti più
famosi dell'antica Grecia, tanto da diventare una parola di uso comune
per indicare una specifica caratteristica dell’uomo, è quello di
Narciso. Narciso rappresenta la vanità e il mito vuol essere un monito
verso chi ne fa la sua unica ragione di vita, proprio come fece il bel
giovinetto. Cose vane, destinate a perire, e noi con loro se fondiamo su
di esse la nostra esistenza. Narciso era il figlio di Cefiso, una
divinità fluviale, e di Liriope, una ninfa. La madre era però molto
preoccupata perché aveva dato alla luce questo bambino bellissimo. Si
recò così dall’oracolo Tiresia, che le consigliò di non fargli mai
conoscere se stesso. Il bambino crebbe e divenne un adolescente
bellissimo, del quale tutti si innamoravano. Narciso, però, respingeva
tutti, forse per orgoglio o per forte personalità. Eco, una ninfa che
non poteva parlare per prima perché punita da Giunone, si innamorò
follemente di lui. Ella, però, non poteva dichiararsi in quanto con la
sua voce poteva soltanto fare eco a quella di Narciso, che la rifiutò
bruscamente. La fanciulla così trascorse il resto della sua esistenza a
vagare nelle valli, fino a diventare soltanto una voce. La dea della
vendetta, Nemesi, decise di punire il giovane Narciso per il suo rifiuto
alla ninfa. Lo condannò così a specchiarsi in un laghetto per bere.
Quando lui si calò per bere l’acqua, vide il suo riflesso e se ne
innamorò perdutamente. Dopo poco, capì di essere lui stesso il
bellissimo ragazzo e realizzò che il suo era un amore impossibile. Egli
si gettò nel fiume, nell’estremo tentativo di raggiungere l’amore.
Quando le ninfe accorsero per seppellire il suo corpo, al suo posto
trovarono dei fiori bellissimi. Si trattava di fiori bianchi e gialli,
quelli conosciuti oggi come fiori del narciso. Nella pittura, ha
ispirato i più grandi artisti: si ricordi in particolare il Narciso di
Caravaggio (1600); Narciso ed Eco di William Turner (1804) e la
Metamorfosi di Narciso di Salvador Dalì (1937).
E se il mito di Narciso all'epoca dei social fosse traducibile con la selfie-mania?

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