L'IMPEGNO E LA PASSIONE DI UN MEDICO STRAORDINARIO


In questa emergenza sanitaria il ricordo di questo grande medico e uomo non può non essere forte, e noi tutti non possiamo che onorare la sua memoria. Tanti operatori sanitari lo stanno facendo, lavorando per tutti noi senza sosta; un ringraziamento speciale va a loro che sono tenacemente in prima linea così come lo è stato Carlo Urbani. #fermiamoloinsieme #stopcovid19 #andratuttobene
Fin da giovane Carlo Urbani manifestò la sua incarnazione di medico umanitario attivandosi nel o volontariato; partecipa assiduamente ai campi di lavoro di Mani Tese, si impegna nella raccolta dei farmaci da inviare in Africa e organizza i campi estivi per i ragazzi portatori di handicap dell'Istituto Santo Stefano di Porto Potenza Picena. Subito dopo l'ingresso in Medici senza frontiere il medico Urbani riceve il suo primo incarico: il controllo delle malattie endemiche parassitarie come la schistosomiasi in Cambogia. Il medico è costantemente impegnato nei suoi "viaggi sul terreno", come vengono definiti nel gergo di Medici senza frontiere.
Il 6 gennaio 2000 Carlo Urbani riceve da parte dell'OMS la notizia del suo nuovo impiego, questa volta in Vietnam. La durata della missione è di tre anni.
Nel 1999 Carlo Urbani diviene presidente della sezione italiana di Medici senza frontiere e come tale si impegna fortemente per il diritto all'accesso ai farmaci per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Con i soldi del Premio Nobel ritirato nell'aprile dello stesso anno il presidente Urbani crea dunque un fondo per promuovere una campagna internazionale di accesso ai farmaci essenziali per le popolazioni più povere.
Nel marzo 2000 Carlo Urbani coordina un corso internazionale, l'Advanced training on tropical medicine, frutto della collaborazione tra Medici senza frontiere, Fondazione "De Carneri" e l'ospedale di Macerata. Il corso si prefigge lo scopo di definire al meglio le linee guida cui attenersi nell'assistenza sanitaria delle popolazioni del Terzo mondo, in cui le malattie parassitarie costituiscono le prime cause di morte.
Il 28 febbraio 2003, Johnny Chen, un uomo d'affari americano colpito da una polmonite atipica, viene ricoverato presso l'ospedale di Hanoi. Urbani viene immediatamente contattato dall'ospedale e subito vi si reca. Il medico, a differenza del resto dello staff presente, capisce di trovarsi di fronte a una nuova malattia e che la situazione è critica. Lancia dunque l'allarme al governo e all'Organizzazione mondiale della sanità, riuscendo a convincere le autorità locali ad adottare misure di quarantena. Ma l'11 marzo 2003, durante un volo da Hanoi a Bangkok, Urbani si sente febbricitante e scopre di avere contratto il morbo: all'atterraggio chiede quindi di essere immediatamente ricoverato e messo in quarantena. Fino alla fine si dimostra sempre dedito alla salute altrui: ai medici accorsi dalla Germania e dall'Australia dice di prelevare i tessuti dei suoi polmoni, per analizzarli e utilizzarli per la ricerca. Muore il 29 marzo 2003, dopo 19 giorni di isolamento, lasciando la moglie Giuliana Chiorrini e i tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena. Grazie alla prontezza di Urbani, lui e altri quattro operatori sanitari furono gli unici decessi per SARS osservati in tutto il Vietnam, che fu il primo paese del sud est asiatico a dichiarare che la SARS era stata debellata. L'intervento immediato e mirato di Urbani permise di salvare migliaia di vite.
Non ha mai mollato, anche rischiando la vita, neanche quando era ammalato e sapeva di poter morire, mai.
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