EDUARDO DE FILIPPO: UN GRANDE DEL NOVECENTO



Il '900 ci ha dato quello che per me è, insieme a Pirandello, il più grande drammaturgo italiano di tutto il secolo: Eduardo De Filippo.
Era il 24 maggio del 1900, quando nacque, già con sangue artistico nelle vene il grande Eduardo; figlio illegittimo di cotanto padre, Eduardo Scarpetta, riuscì col tempo a imporre la sua personalità artistica, andando molto oltre quello che era il tradizionale teatro scarpettiano. Innovatore ma sempre attento ai suoi tempi, sapeva trovare la chiave giusta per rendere sempre i suoi lavori portatori di messaggi universali. Severo e scrupoloso, a tratti pignolo, Il teatro per lui era una cosa "seria". 

Il suo storico teatro a Napoli era il San Ferdinando, che si trovava nelle immediate vicinanze del bar dove lavorava mio padre; ricorderò sempre l'aneddoto che mi raccontava. Una volta che portò i caffè in teatro durante le prove, Eduardo lo liquidò con parole sprezzanti di chi vuole presto tornare a ardere al fuoco sacro dell'arte: guaglio' fa ambressa, ca tenimmo che fa! Mio padre non risentì di quelle parole, ma comprese lo stato d'animo del maestro, quella sua urgenza dell'arte, quel carattere rigoroso di Eduardo, verso il quale ha sempre nutrito una grande stima che mi ha trasmesso.

Genio, e come tutti i geni, a volte incompreso.
Per me avrebbe meritato un Nobel per la letteratura che aimè non è mai arrivato.
A noi sono arrivate, e restano ancora, tante sue opere e performance, poesie, commedie, tutte ricche di quella grande saggezza che Eduardo sapeva metterci; mai opere banali, comiche ma di quella comicità sottile, fatta di ironia, riflessione e quella punta di sarcasmo. Ma anche tanto pathos, tanta comprensione e umanità, per tutte le umane sventure, che hanno trovato sempre un posto nelle sue produzione. Chi può dimenticare Filumena Marturano o Vincenzo De Pretore, due dei tanti umili personaggi che lui ha reso protagonisti in un mondo che a volte è ostile e beffardo, specie se sei una prostituta o un mariuolo. Grazie Eduardo, per averci insegnato a scavare nelle anime altrui, per averci insegato a guardare con occhio attento e indagatore, per averci dato tanto sia in termini d'arte che di umanità. Ma l'arte non è tale, se non eleva lo spirito, quindi questa missione io credo che l'abbia più che compiuta. Chiudo con una serie di citazioni del maestro, come molti lo hanno a ragione chiamato, che possono magari sembrare banali e scontate, ma solo a chi non ha compreso la sua ironia, solo a chi non ha fatto tesoro delle sue opere, solo a chi non ha imparato la sua lezione di vita...andare oltre, perché c'è sempre un oltre, anche se noi a volte non ce ne accorgiamo, o peggio ancora, volutamente lo ignoriamo.



„Napule è 'nu paese curioso: | è 'nu teatro antico, sempre apierto. | Ce nasce gente ca senza cuncierto | scenne p' 'e strate e sape recita'.“

„Voglio dire che tutto ha inizio, sempre da uno stimolo emotivo: reazione a una ingiustizia, sdegno per l'ipocrisia mia ed altrui, solidarietà e simpatia umana per una persona o un gruppo di persone, ribellione contro leggi superate e anacronistiche con il mondo di oggi.“

„'A vita è tosta e nisciuno ti aiuta, o meglio ce sta chi t'aiuta ma una vota sola, pe' pute' di': "T'aggio aiutato...“
„In qualunque mestiere, in qualunque professione è bene tenere conto di questo: chi lavora egoisticamente non arriva a niente. Chi lavora altruisticamente se lo ritrova, il lavoro fatto.“
„Voi sapete che io ho la nomina (non di senatore, per carità) che sono un orso, ho un carattere spinoso, che sfuggo… sono sfuggente. Non è vero. Se io non fossi stato sfuggente, se non fossi stato un orso, se non fossi stato uno che si mette da parte, non avrei potuto scrivere cinquantacinque commedie."

„Essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta male."




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