MISERIA VERA E FALSA NOBILTA'

Credo che non ci sia chi non abbia mai visto questa pellicola, anche più volte...Io ormai non le conto più. Era proprio l'8 aprile del 1954, quando i produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentiis, fanno uscire per la Excelsa Film di Roma, quello che sarà uno dei più grandi successi cinematografici di Totò, grazie al quale, la trasposizione cinematografica dell'omonima commedia di Scarpetta, non risulta lenta, ma anzi la arricchisce in brio con tante nuove gag e con la sua unica e inconfondibile verve comica. La trama in poche parole: ci troviamo a fine ottocento, al cospetto di due famiglie conviventi ultrapovere; Felice lo scrivano, il famoso Felice Sciosciammocca protagonista di mille commedie di Scarpetta, e Pasquale il fotografo vengono convinti dal marchesino Eugenio(che dal padre non può avere il consenso) a impersonare i suoi parenti affinché lo accompagnino a casa del commerciante ex-cuoco (che bella parola, cuoco) Gaetano Semmolone per chiedere la mano di sua figlia Gemma (ballerina del San Carlo, interpretata da una giovanissima Sofia Loren. Le due famiglie recitano bene ed anche se alla fine viene svelato l'imbroglio, il marchese padre acconsente alle nozze. Felice ritrova anche la moglie separata e con lei si riconcilia.
E' il secondo film diretto da Mattoli ispirato all'omonima commedia di Eduardo Scarpetta . La versione cinematografica si discosta di poco dall'originale teatrale ,sono aggiunti il personaggio di Nadia la modista piemontese interpretata da Franca Faldini , le scene all'interno del Teatro San Carlo e alcuni sketch di Totò ( quello della macchina fotografica con i due sposini e la lettera del cafone senza soldi ). Direi che mi è venuta voglia di rivederlo. Un'ultima riflessione; nel suo commiato al pubblico, Totò, usa l'espressione "tra la miseria vera e la falsa nobiltà", non solo a voler sintetizzare il contenuto della commedia, ma anche a sottintendere quell'odiosa separazione di classi sociali di un tempo, e non solo, tra miseria, fatta da povera gente autentica e genuina, piena di dignità, e nobiltà, fatta di ricchi arroganti e ipocriti, pieni solo di sciocca vanità. Quanta saggezza in una semplice commedia, dove si ride per non piangere, ma comunque si pensa e si spera sempre.

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