TROPPI COLPI





Diamo troppi colpi. Tutti diciamo con molta naturalezza “dammi un colpo di telefono”, e ci capiamo benissimo; ma a pensarci solo un attimo sentiamo che è un modo di dire ridicolo, come se si chiedesse di darci una botta in testa col microfono. E infatti in qualche commedia, in qualche film questa frase stravagante è stata facilmente sfruttata per una scenetta comica, con un effettivo colpo dato sulla testa per mezzo del microfono.
Su questo e su altri “colpi” della stessa razza si è molto discusso in passato, e non soltanto dai cosiddetti puristi. C’è tutta una grandinata di colpi nel nostro comune linguaggio, per la più gran parte dei quali, come per il “colpo di telefono”, l’aggettivo più bonario potrebbe essere appunto “stravagante”. Si pensi normalmente al “colpo di testa”, al “colpo di fortuna”, al “colpo d’occhio”, al “colpo di scena” …

colpo di scena
Quasi tutte queste frasi ci vengono dal francese, dove il gusto della metafora, del senso figurato è particolarmente sentito e diffuso. Sono frasi, avverto subito, ormai radicatissime nel nostro linguaggio e non c’è neppure da pensare a sradicarle; le incontriamo anche nelle pagine degli scrittori più avveduti, più cauti; ma questo non significa che, molte volte, a respingerle non si farebbe male. Un tempo si badava assai più a queste cose.

“Colpo di fortuna” lo troviamo, si, perfino in Dante, nel Convivio, ma nel significato di sventura, sorte avversa, avversità, e l’immagine appare subito giusta; come appaiono giusti, sempre in Dante, e questa volta nella Commedia, i “colpi di ventura”, nello stesso significato di avvenimenti avversi, disgrazie. Nel significato opposto di “caso fortunato”, dove l’immagine del colpo, della botta, evidentemente stona, la frase si cominciò a prender dal francese assai più tardi, almeno quattro secoli dopo.

Questo però è il caso meno vistoso, non sa di ridicolo come il colpo di telefono o d’occhio o di testa o di scena. Si capisce come queste frasi siano nate: dall’idea della rapidità, della immediatezza, della imprevedibilità contenuta nella parola “colpo”, che nel significato proprio vale urto violento, percossa. In certe espressioni figurate, perciò, il colpo è accettabilissimo: “colpo di sole”, “colpo di fulmine”, “colpo d’aria”, “colpo di vento”, e anche “colpo apoplettico”.
colpo di fulmine

Potremo spingerci ad accettare per la stessa ragione, anche la locuzione “far colpo”, cioè fare impressione in modo tale da sembrare di ricevere un colpo, un urto. Dove il traslato esagera fino all’assurdo, come nei casi più sopra detti, mal non sarebbe, ripeto, se si pensasse di evitarlo, non dico nel parlato, ché verba volant, ma almeno nello scritto.

“Dammi un colpo di telefono”: diciamo “fammi una telefonata”, e più alla spiccia “telefonami”; “a colpo d’occhio”: diciamo “a prima vista”, “alla prima occhiata”; “un bel colpo d’occhio” è più ragionevolmente “una bella vista” o “un bel panorama”; un “colpo di testa” potrebbe diventare una capestreria, un capriccio, una pazzia; il “colpo di scena” è “l’effetto scenico”; “tutto in un colpo” corrisponde a “tutto a un tratto”, “d’improvviso” … e così via all’infinito.

colpo di testa (vero)


Provate voi stessi a trovare, per tante altri di queste frasi cervellotiche, l’equivalente più ragionevole e di miglior gusto.

Perché, diciamoci la verità, la vita attuale è già piena di colpi e di botte, e mantenerci pacifici almeno nel linguaggio non farebbe male; magari partendo da aggiustare esso potremo arrivare anche ad aggiustare il nostro comportamento.


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