EHI PATACCA




Uno dei tanti problemi grossi dell’economia di oggi, è il sempre più grosso mercato della contraffazione. Secondo recenti dati del Censis, il mercato del falso sottrae all'economia legale 100mila occupati e 1,7 miliardi di euro di gettito fiscale.

Quasi 15mila sequestri nel 2016 per 26 milioni di articoli fake. Ma il fenomeno si trasforma: è sempre più «liquido», ora serve il coinvolgimento dei cittadini: per arginare il mercato del falso, la sola azione di repressione e di contrasto, spiega ancora l'indagine Censis, non è sufficiente. Occorre anche spingere sul pedale della sensibilizzazione e dell’informazione dei cittadini-consumatori, al fine di disincentivare l’acquisto e togliere ossigeno al commercio della merce contraffatta.

L'emersione della contraffazione significherebbe anche un aumento del gettito fiscale, tra imposte dirette (su impresa e lavoro) e indirette (Iva), perché oggi il mercato del falso sottrae all'erario 1,7 miliardi di euro. Se si considerano anche le imposte che deriverebbero dalla produzione attivata in altri settori dell'economia, il gettito fiscale complessivo aumenterebbe a 5,7 miliardi di euro, pari al 2,3% del totale delle entrate dello Stato per le stesse categorie di imposte.

Al primo posto tra i prodotti contraffatti ci sono l'abbigliamento e gli accessori, il cui valore sul mercato nazionale del fake è stimabile in 2,2 miliardi di euro, pari al 32,5% del totale. Sono falsificati soprattutto giubbotti, capi sportivi e, tra gli accessori, borse e portafogli. Segue il settore degli audiovisivi, con un valore pari a quasi 2 miliardi (il 28,5% del totale). Vengono contraffatti anche i prodotti alimentari, per un valore di 1 miliardo di euro, pari al 14,8% del totale. Tra i prodotti in crescita negli ultimi tempi ci sono gli apparecchi e i materiali elettrici, soprattutto cellulari e componenti, con un valore di 732 milioni di euro (il 10,6% del totale). Un altro settore in crescita è quello degli orologi e dei gioielli, che si distingue per la contraffazione di prodotti di alta gamma e che nel mercato del falso vale oggi 402 milioni di euro (il 5,8% del totale). Segue il settore del materiale informatico, costituito soprattutto da componenti hardware per computer, tablet, schede di memoria, chiavette Usb, per un valore di 282 milioni di euro (4,1% del totale). Nel 2016 in Italia Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane hanno effettuato 14.768 sequestri, intercettando 26 milioni di articoli falsi.

Rispetto al 2015 le confische diminuiscono del 6,6%, ma soprattutto si riduce la dimensione media dei carichi. È questo l'effetto di una tecnica ben precisa per sfuggire ai controlli: ridurre i carichi, mischiare gli articoli falsi con gli originali, utilizzare i corrieri online per piccole spedizioni di merce. La filiera del falso mostra una elevata capacità di modificare le strategie di elusione dei controlli, diversificando i canali di vendita, differenziando le tipologie delle merci offerte, ampliando la gamma della qualità dei prodotti venduti (dalla semplice paccottiglia ai capi di fattura rifinita).

Una volta giunte in Italia, le merci vengono trasportate e falsificate nei magazzini all'ingrosso, negli appartamenti o in strada dagli stessi venditori. Per questo, insiste il Censis, alle attività di repressione e di contrasto, che agiscono sui nodi puntuali della rete logistica (come porti e aeroporti), bisogna affiancare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini-consumatori, chiamandoli ad essere attori e protagonisti in prima persona della lotta alla contraffazione.

Da questa ricerca del Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico (Direzione Generale Lotta alla contraffazione-UIBM), di cui ho riportato dati e cifre forse noiosissimi a leggersi, emerge che la falsificazione, ci rende più poveri, ci fa aumentare le tasse, ci toglie posti di lavoro; sembra strano vero? Provate a rileggere tutto con più attenzione. Insomma il risparmio istantaneo di cui ci rallegriamo nel momento in cui acquistiamo un tarocco, ha in realtà un suo caro prezzo meno istantaneo, ma che col tempo si fa sentire.

Ma il problema non è nato ai giorni nostro, anche precedentemente noi uomini abbiamo sempre trovato qualcosa da falsificare.




Un esempio nella storia di una grande piazza del mercato del falso, potrebbe essere quello di Bologna dove si facevano oggetti d'oro falso o di bassa lega.

Mai sentito l’espressione “sbolognare” qualcuno o qualcosa? Bene, pare che derivi proprio da questa peculiarità storica della città, da cui il verbo con l’aggiunta del prefisso s- che ha funzione derivativa.

Tutti sappiamo bene che il modo di dire significa sbarazzarsi di un oggetto di scarso valore, o di una persona sgradita; in particolare, dare via monete false o fuori corso.

Già nell'ottocento sono attestate alcune forme come "bolognare", nel nord Italia, nel senso di imbrogliare - e all'inizio del secolo scorso (rifacendosi all'antica moneta bolognese chiamata "bolognino") "bolognare" acquisiva dapprima il significato di pagare, e poi quello di vendere con furbizia. Infine, qualche decennio più tardi, è emersa con decisione la forma "sbolognare", insieme al suo significato che conosciamo bene.

Questa parola può contare su un carattere buffo e scanzonato, radicato in ironici motti popolari come "oro di Bologna, rosso dalla vergogna". In vista del fine settimana romantico ci si ingegnerà per sbolognare i figli ad altri; dopo che la gatta ti ha partorito otto cuccioli, inizierai una massiccia campagna pubblicitaria dai delicati colori patetici per sbolognarli in giro; ricevuto un regalo orrendo, lo sbologneremo a qualcun altro che non ci sta supremamente simpatico augurandogli buon compleanno.






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