Ma
come è bello andare in giro con le ali sotto i piedi… cantava in maniera
liberatoria Cesare Cremonini, all’epoca leader dei sciolti assai precocemente, Luna Pop, nel loro inno alla spensieratezza, prendendo a prestito uno dei miti
tutto italiano, che da anni ispira non solo canzoni, ma anche indimenticabili
pellicole.
Chi
può dimenticare le mirabolanti scene di “Vacanze romane”, film statunitense
diretto da William Wyler nel 1953 che incassò circa dodici milioni di dollari,
in cui un affascinante Gregory Peck, scarrozzava la sublime e
irresistibile Audrey Hepburn in giro per Roma sulla sua affidabile e comoda
Vespa. In quel caso specifico, si trattava della Vespa 125 del 1952
(la V30T), ed è detta anche “Farobasso”, a causa del fanale posto sul parafango
anteriore anziché sullo sterzo (una modifica adottata qualche anno prima).
Lo scooter della Piaggio, – anch’esso, come il
film, destinato a un successo planetario – progettato dall’ingegnere
aeronautico Corradino D’Ascanio, fu brevettato proprio il 23 aprile, nel 1946,
ed è una delle icone del design italiano, in mostra permanente nel MoMa di New
York.
L’innovazione
principale fu la carrozzeria che copriva parti meccaniche e motore, così da
preservare il guidatore e il compagno di viaggio dal rischio di sporcarsi.
Ma
i due protagonisti del film –una principessa in incognito e un giornalista che
aveva mangiato la foglia – erano talmente ebbri di Roma e d’amore che forse non
avrebbero fatto nemmeno caso all’eventuale macchiolina d’olio sui propri
vestiti.
Si
tratta di uno dei prodotti di disegno industriale più famosi al mondo nonché
più volte utilizzato come simbolo del inconfondibile stile italiano. Per questo
è stata esposta nei musei di design, arte moderna, scienza & tecnica e
trasporti di tutto il mondo, come ho fatto notare poc’anzi.
I
primi esemplari del veicolo furono prodotti nello stabilimento di Pontedera
nell'aprile 1946.
La
sua storia però, può considerarsi iniziata due anni prima con la presentazione
del suo progenitore l'MP5 Paperino, così denominato in analogia alla Topolino,
la prima auto del popolo; fu concepito nel biellese quando, durante la seconda
guerra mondiale, gli stabilimenti di Pontedera vennero trasferiti in Piemonte,
luogo ritenuto più sicuro nei confronti dei bombardamenti alleati. Il Paperino,
pur vagamente simile ai futuri modelli di Vespa, presentava un ampio tunnel
centrale che gli conferiva un aspetto goffo, tanto da meritarsi l'appellativo
di "brutto anatroccolo"; il progetto fu presto accantonato e il
modello non venne più prodotto e commercializzato.
Enrico
Piaggio comprese che per realizzare qualcosa di realmente innovativo avrebbe
dovuto scegliere un progettista la cui mente fosse sgombera da ogni concetto
costruttivo riguardante una motocicletta; scelse così di affidarne la
progettazione a un ingegnere aeronautico, per l’appunto Corradino D'Ascanio,
progettista di alcuni modelli sperimentali di elicotteri e uomo che
"detestava le motociclette", quindi la persona ideale per inventare
qualcosa di completamente nuovo.
D'Ascanio
detestava dover scavalcare una moto per sedervisi sopra, così sfruttò le sue
conoscenze di progettista aeronautico per inventare la prima moto a scocca
portante, priva di struttura tubolare in acciaio e, grazie a questo, priva di
tunnel centrale. Adottò una sospensione anteriore ispirata a quella dei
carrelli per aerei e creò un motore concettualmente derivato dai motori
d'accensione aeronautici. Spostò il cambio sul manubrio, ritenendolo molto più
pratico da usare, coprì il motore con il telaio per rimediare alle frequenti
perdite d'olio che macchiavano i pantaloni (soluzione, questa, già adottata
nell'MP5), innovazione che ho già citato, aggiunse la ruota di scorta in quanto
la maggior parte delle strade dell'epoca erano in sterrato e i motociclisti
erano costretti a rimediare alle frequenti forature con soluzione e toppe.
Modellò la posizione di guida attorno al disegno di un uomo comodamente seduto
su una poltrona, affinché la guida prolungata risultasse la meno affaticante
possibile. Con l’aiuto di Mario D’Este, suo disegnatore di fiducia, a Corradino
D’Ascanio bastarono pochi giorni per mettere a punto la sua idea e preparare il
primo progetto della Vespa.
L'origine
del nome "Vespa" rimane incerta. Secondo la versione più famosa, esso
sarebbe nato da un'esclamazione di Enrico Piaggio che alla vista del prototipo
esclamò: «sembra una vespa!», per via del suono del motore e delle forme della
carrozzeria che vista dall'alto la rendono somigliante all'insetto, con la
parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e dalla “vita” stretta.
È invece priva di fondamento un'altra versione, a lungo sopravvissuta, secondo
cui il termine "Vespa" equivarrebbe all'acronimo di Veicoli Economici
Società Per Azioni (dato che la Piaggio fu una delle prime società per azioni
in Italia e, al contempo, la Vespa nacque come veicolo per tutti, quindi di
primaria importanza era un prezzo basso, adatto alle caratteristiche
dell'epoca). Tale ipotesi è stata smentita dai vari esperti del veicolo.
In
seguito il termine "Vespa" divenne così celebre, tanto da essere
conosciuto in tutto il mondo ed essere oggi trattato separatamente dal resto
dei marchi appartenenti al gruppo Piaggio.
Vespa,
nata come soluzione utilitaria alla mobilità quotidiana, oggi non è solo
l’alternativa all’auto per muoversi nel traffico o la fedele compagna di viaggi
ed avventure, ma espressione di uno stile unico ed inconfondibile.
Il
segreto di Vespa è quello di viaggiare nel tempo attraverso la società,
cambiando insieme ad essa ma conservando sempre intatta la sua identità. Capace
di emozionare chi la guida o semplicemente l’ammira. La rotondità dei suoi
fianchi e l’equilibrio delle linee esprimono la bellezza della sintesi perfetta
tra semplicità e funzione.
Utilità
e stile caratterizzano questo veicolo, che da anni è protagonista di uno
spaccato di storia italiana; anche con una rilettura di alcuni particolari in
chiave moderna, la Vespa rimane inossidabile, nello spazio e nel tempo, in
tutta la sua dinamicità.
Non
ci resta che augurare buon compleanno alla mitica Vespa, pensando ad essa, con
orgoglio italiano, non solo come un semplice oggetto, ma anche come un’emozione,
un sogno, come quello che cantavano i Luna Pop nell’ormai lontano 1999, o come
una fedele compagna, come nel caso di Nanni Moretti che la usava nei suoi
vagabondaggi per una Roma semideserta in “Caro Diario”, film del 1993.
La Vespa insomma, non è solo un mezzo di trasporto, ma un simbolo di libertà e di avventura.
Tanti
auguri MITICA!
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