È
successo un 48! Come mai usiamo questa espressione e soprattutto perché la
usiamo da cosa ha origini. Sicuramente molti ne hanno qualche idea.
Di
solito dietro l’origine di una data espressione o modo di dire, si nasconde un
fatto o come in questo caso, un’intera annata storica. Naturalmente non sto
parlando di annata di vini e vendemmie, ma di quel 1848 che fu definito dalla
storiografia “primavera dei popoli”.
Infatti
quando usiamo quella espressione, intendiamo riferirci a una situazione di caos
improvviso, di tumulto generale, di putiferio inaspettato, proprio come avvenne
in quel fatidico 1848, anno delle rivolte popolari, in Italia ma anche in parte
dell’Europa, in cui la caratteristica nuova e sconvolgente fu proprio la
sincronia degli episodi e la vastità delle aree geografiche interessate.
Le
rivolte del ’48 hanno portato un profondo cambiamento nell’Europa dell’Ottocento:
furono portate avanti dalla classe media borghese in molti dei paesi in cui,
dopo la Restaurazione, si erano reinsediate vecchie monarchie.
La
prima ondata avvenne proprio in Italia, in particolare in Sicilia (dove venne
istituito un governo indipendente) e nel Regno Lombardo-Veneto, con le celebri
Cinque Giornate di Milano, dando inizio al Risorgimento Italiano. I moti
permisero anche la nascita delle costituzioni, lo “statuto albertino” del Regno
dei Savoia è rimasto poi in vigore anche nel Regno d’Italia dal 1861, e rimase
quasi invariato fino alla Costituzione della Repubblica Italiana del 1946.
Le
rivolte interessarono naturalmente la Francia post-napoleonica, dove si
instaurò la Seconda Repubblica e anche l’Impero Austro-Ungarico, con sommosse
che interessarono le regioni di frontiera dell’impero (come appunto il
Lombardo-Veneto) e soprattutto l’Ungheria, dove Lajos Kossuth guidò una rivolta
per l’indipendenza dei magiari.
Ci
fu un’insurrezione anche dei tedeschi a Berlino, nel Regno di Prussia, e in
alcuni stati della Confederazione Germanica. Solo l’Inghilterra, dove la classe
borghese godeva di grande salute, e la Russia, dove la classe borghese era
praticamente assente, furono esenti da rivolte.
Comunque,
alla base di tutti questi eventi c’era il vento del cambiamento; non erano
semplici sommosse o disordini, che una volta sedate avrebbero lasciato scorrere
il loro tempo nell’immobilità storica in cui le popolazioni, specie quelle
sotto gli austriaci, erano intrappolati. Quindi quando usiamo quell’espressione,
vuol dire che qualcosa sta cambiando e/o può cambiare.
Quindi
di certo non la possiamo usare per descrivere quello che è successo ieri sera;
a buon intenditor poche parole. Il potere dominante regna e regnerà ancora
incontrastato.
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