STABAT MATER



 

Siamo giunti alla settimana santa, quella che precede la domenica di Pasqua. Le celebrazioni sacre ovviamente sono accompagnate da preghiere, e queste ultime da secoli si sono sposate con musiche sublimi, più o meno note, di compositori più o meno illustri. La prima preghiera e altresì composizione musicale a cui mi porta a pensareare questo periodo è lo Stabat Mater.
 
 

Lo Stabat Mater (dal latino per Stava la madre), nasce appunto come una una preghiera - più precisamente una sequenza - cattolica del XIII secolo tradizionalmente attribuita al Beato Jacopone da Todi.
La prima parte della preghiera, che inizia con le parole Stabat Mater dolorósa ("La Madre addolorata stava") è una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte della preghiera, che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris ("Oh, Madre, fonte d'amore") è una invocazione in cui l'orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
Prima della Riforma liturgica era utilizzata nell'ufficio del venerdì della settimana di passione (Madonna dei sette dolori - venerdì precedente la Domenica delle Palme). Ma popolarissima era soprattutto perché accompagnava il rito della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo: un canto amato dai fedeli non meno che da intere generazioni di musicisti colti.

Uno degli Stabat Mater più riusciti e più memorabili dell’intera musica sacra è quello di Pergolesi, perfezione assoluta sia stilisticamente che per quanto riguarda la parte emozionale della composizione; particolarmente caro mi è questo compositore, un po’ jesino e un po’ napoletano, come me, ma con un percorso inverso.
 
 

Giovanni Battista Draghi (o Drago) nacque a Jesi in provincia d'Ancona nel 1710, terzogenito di Francesco Andrea e da Anna Vittoria Giorgi. Il nonno, Cruciano Draghi, era un calzolaio, figlio del Maestro Francesco di Pergola (PU). Cruciano nel 1663 sposò a Jesi una donna del luogo; in tale città la famiglia divenne perciò conosciuta come Pergolesi. Fece i primi studi di organo e violino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento. All'età di quindici anni, grazie al mecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove ebbe modo di studiare composizione con alcuni dei più celebri autori della Scuola musicale napoletana, come Francesco Durante, Leonardo Vinci e Gaetano Greco. Napoli nella prima metà del Settecento era senza dubbio una delle città più vivaci dal punto di vista musicale: artisti come Alessandro Scarlatti, Nicola Porpora o Leonardo Leo avevano proposto con successo lo stile musicale napoletano nelle corti di tutta Europa e non è sorprendente che nel 1739 lo scrittore e politico francese Charles de Brosses riferendosi alla città partenopea, la definisse la capitale mondiale della musica. Grazie al suo talento, Pergolesi non dovette pagare la retta del conservatorio, dal momento che procurava guadagni all'istituto grazie ai concerti che teneva, prima come ragazzo del coro, poi come violinista e capoparanza di uno dei gruppi orchestrali del conservatorio (titolo che si potrebbe associare all'attuale primo violino), nominato nel 1729. Si diplomò nel 1731 a ventuno anni. Pergolesi fu assunto subito dopo da uno dei suoi protettori, il principe di Stigliano Ferdinando Colonna, con l'incarico di maestro di cappella, incarico che passerà successivamente a ricoprire presso un altro dei parenti del principe, il duca di Maddaloni Domenico Marzio VIII Carafa. Gli si deve la nascita, oltre ai suoi meriti per quanto concerne la musica sacra (il suo lascito più importante in questo ambito è sicuramente il Salve Regina del 1736 e il coevo Stabat Mater, di cui abbiamo parlato prima, per orchestra d'archi, soprano e contralto, che la tradizione vuole sia stato completato il giorno stesso della sua morte), di quel genere musicale tanto nuovo e rivoluzionario per quei tempi, che fu inizialmente definito Intermezzo, ovvero l’Opera buffa. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell'arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche, così come sentimentali e eroiche (celebre La serva padrona, un breve intermezzo buffo in due atti). Insomma, questo grande artista jesino di nascita, ha saputo in quel di Napoli, innovare la musica dell’epoca, lasciando molteplici tracce anche nei compositori postumi.
 
 

Ritornando allo Stabat Mater, esso fu commissionato dall'Arciconfraternita di Nostra Signora dei sette dolori che aveva sede nella chiesa di San Luigi di Palazzo, chiesa che fu abbattuta per poter costruire l'attuale di San Francesco di Paola in piazza del Plebiscito.   Da allora l’Arciconfraternita trasferì la sua sede in San Ferdinando. La composizione di Pergolesi nacque per sostituire lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti che veniva tradizionalmente eseguito nel periodo quaresimale: che una composizione del celebre Alessandro Scarlatti, datata 1724, fosse sostituita è indicativo della rapida evoluzione del gusto musicale nella Napoli settecentesca e di come composizioni di pochi anni più antiche fossero considerate di stile arcaico rispetto allo stile proposto da musicisti come Pergolesi. È infine da ricordare come la musica dello Stabat Mater pergolesiano sia da sempre estremamente apprezzata, tanto che Johann Sebastian Bach, la utilizzò per farne una parafrasi, modificando l'orchestrazione della viola ed aggiungendovi l'uso di un coro. Curiosità: lo Stabat Mater, che è’ considerato il testamento spirituale di Giambattista Pergolesi, che tradizione vuole concluso proprio il giorno della sua morte avvenuta il 16 marzo del 1736, a soli 26 anni, stesso giorno in cui il giovane Pergolesi consegnò l’ultima partitura, da allora, viene eseguito ogni anno il venerdì precedente la Domenica delle Palme proprio nella stessa chiesa di San Ferdinando a piazza Trieste e Trento a Napoli.


 

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