SANGUE BLU
L’espressione “avere il
sangue blu” viene comunemente utilizzata per indicare persone di nobili
origini: tale credenza sembra avere diverse origini non del tutto accreditate.
Una prima ipotesi fa riferimento al fatto che
i nobili fossero soliti rimanere all’interno dei loro possedimenti, senza
esporsi al sole (a differenza delle classi meno abbienti come contadini e
allevatori): la loro carnagione quindi era talmente chiara da lasciare
intravedere le vene, di colore bluastro.
A riprova del fatto che i
nobili, e poi i signori in genere, rifuggissero dal sole per conservare il loro
candido colorito, si può anche citare l’uso per le signore, semmai avessero
dovuto proprio esibirsi ai raggi del sole anche per una breve passeggiata,
dell’ombrello, per l’appunto parasole (ombrello dal latino umbra, ombra).
Come cambiano i tempi,
noi ora ce ne serviamo per ripararci dalla pioggia, mentre il sole i più
fanatici lo attraggono con specchi e creme abbronzanti, talvolta emulandone
l’effetto anche artificialmente, con lampade o docce abbronzanti. Ma alcune
persone in spiaggia, forse inconsapevolmente influenzate da un retaggio storico
più nobile, o semplicemente perché proprio non sono maniaci della tintarella,
usano quel parasole in formato gigante: l’ombrellone.
Ritornando
all’espressione “avere sangue blu”, di cui stiamo parlando, un’altra possibile teoria
riconduce ad una patologia, l’emofilia: si tratta di una malattia ereditaria
molto diffusa tra la nobiltà europea dei secoli scorsi, aggravata ulteriormente
dai frequenti incroci tra consanguinei; infatti a fini strategici, per saldare
alleanze o per non fare estinguere e preservare una casata, i matrimoni tra cugini (a volte addirittura tra fratelli!) erano più
che normali.
L’emofilia, per
l’appunto, determina un difetto nella coagulazione del sangue, favorendo
emorragie, provocando lividi e gonfiori bluastri.
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