ROSSINI, FURORE NAPOLETANO

ROSSINI, FURORE NAPOLETANO

 

Quest’anno si celebra il 150° anniversario della morte del grande compositore pesarese Gioacchino Rossini, avvenuta in Francia il 13 novembre del 1868.

Ovviamente lo celebrerà la sua natia Pesaro, dove si organizzeranno eventi e manifestazione per onorare il ricordo del suo genio musicale; la stessa Pesaro, dove si trova la sua “casa-museo” che racchiude la più grande collezione rossiniana esistente.

Ma anche un’altra città, memore del suo strettissimo legame con l’artista, un vero e proprio idillio durato sette splendidi anni ricchi di opere immortali, nel pieno del suo furore compositivo e amoroso (perché Rossini vi trovò pure l’amore, ovvero la sua musa), vuole celebrare l’artista che tanto ha dato e tanto ha preso da essa.

Prende il via proprio il 16 marzo 2018 “Rossini, furore napoletano”, la mostra organizzata per il 150° anniversario della morte del compositore, in esposizione al Memus del Teatro di San Carlo di Napoli.

Un percorso fatto di disegni, incisioni, libretti, spartiti, cavatine, corrispondenze autografe e rari documenti d’epoca che descrivono il rapporto tra Rossini e la città di Napoli, dove giunse nel giugno 1815, nel ripristinato regno dei Borbone, chiamato a dirigere il Teatro San Carlo dall’impresario meneghino Domenico Barbaja e dove scrisse straordinari successi. Visse a Napoli dal 1815 al 1822, componendo nove capolavori passati alla storia, non dimenticando un omaggio alla tarantella, il ballo napoletano per eccellenza già in voga all’ inizio dell’800, che la produzione rossiniana contribuì a diffondere nei teatri di tutt’ Europa. https://www.youtube.com/watch?v=0GXaip_Gtqw

Raffinate incisioni, in parte acquerellate, aprono il percorso espositivo e restituiscono l’atmosfera della Napoli negli anni della Restaurazione: vedute della città dal molo e dal Carmine, scorci di Mergellina e Posillipo dove si trovava Villa Barbaja, sua dimora abituale. Suggestive raffigurazioni del San Carlo rievocano l’intensa collaborazione tra l’impresario Domenico Barbaja e il maestro pesarese, documentata da libretti e partiture di alcune opere rappresentate nei sette anni del soggiorno napoletano.

A libretti di opere di successo – Il barbiere di Siviglia, La gazza ladra - si alternano ritratti di celebri interpreti del repertorio rossiniano da Isabella Colbran, divenuta poi sua consorte, strappata con un po’ di ingratitudine a Barbaja di cui era l’amante, a Maria Malibran, da Giovanni Davide a Girolamo Crescentini.

L’anniversario rossiniano è celebrato dal San Carlo anche con la messa in scena del Mosè in Egitto; Mosè in Egitto andò in scena per la prima volta al San Carlo di Napoli il 5 marzo 1818, quarta gemma fra i nove capolavori che Gioachino Rossini scrisse nei suoi “anni napoletani”.

Rossini visse a Napoli gli anni più belli della sua vita. Dovette lasciarla a malincuore, probabilmente per il contrasto che si era venuto a creare col suo amico e mecenate tradito a cui aveva portato via la Colbran. A Parigi smise di comporre e visse in malattia e depressione, fino alla morte.

Commenti

  1. Will you please contact me regtardng the unauthorised use of my photograph (of Rossini's birthplace). Thank you.

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