Addio Stephen!
Cento
trentanove anni fa, vale a dire nel 1879, la data di oggi, 14 marzo, ha segnato
un avvenimento importante quanto mai fausto, non solo per la scienza e tutta la
comunità scientifica, ma per l’umanità intera; la nascita di Albert Einstein,
un grande uomo prima che un grande scienziato, stimatissimo fisico a livello
mondiale, sviluppatore della teoria della relatività, il quale, ebreo di
nascita, seppe anche dire di no ai compromessi del regime del suo tempo, perché
per lui prima di tutto veniva la scienza, con tutto l’amore per l’umanità che
questa affascinante disciplina porta con sé.
Einstein,
infatti proprio per i suoi dissensi verso la politica della Germania del suo
tempo, si trasferì negli Stati Uniti nel 1933, iniziando a lavorare come
professore presso l’Institute for Advanced Study di Princeton. All’epoca era
già famoso per le sue idee pacifiste e per il supporto dato ai movimenti per i
diritti civili, e fu da subito bollato come comunista dall’Fbi, i cui agenti per
22 anni spiarono meticolosamente, passando al microscopio tutta la vita dello
scienziato, ascoltando le sue telefonate, aprendo la sua corrispondenza, e
controllando persino la sua spazzatura. Per un periodo, l’Fbi indagò persino la
possibilità che il fisico stesse costruendo un raggio della morte per conto dei
sovietici. La sorveglianza si fermò solo alla sua morte, nel 1955, quando il
fascicolo relativo ad Einstein aveva raggiunto ormai le 1.800 pagine di
lunghezza.
Probabilmente,
secondo studi più recenti, era affetto anche da una disabilità, che comunque non
gli è stata d’ostacolo per vivere pienamente la sua vita di uomo di scienza,
impegnato anche nel sociale; Albert Einstein, infatti, aveva
quella che viene oggi denominata sindrome di Asperger, una forma di autismo che
spesso viene scambiata per eccentricità. Chi ne è colpito infatti è
ossessionato da complessi e ha forti problemi di comunicazione. È quanto emerge
appunto da uno studio condotto da alcuni ricercatori britannici delle Università
di Cambridge e Oxford. In particolare, secondo la ricerca inglese, Einstein
avrebbe mostrato chiari segni della sindrome di Asperger soprattutto da
piccolo: era un bambino solitario e spesso ripeteva in maniera ossessiva le
stesse frasi. Aveva inoltre forti problemi di confusione nella lettura. Nel
corso del tempo poi questi sintomi andarono regredendo. Il padre della relatività
divenne infatti un adulto con molti amici e parecchie storie d'amore.
Oggi,
nel 2018, nella stessa identica data, il 14 marzo, apprendiamo la notizia della
morte di quello che è stato considerato il suo erede, l’astrofisico Stephen
Hawking, spentosi anch’egli all’età di 76 anni, proprio come Einstein, che morì
il 18 aprile del 1955 a Princeton per un’emorragia causata da un aneurisma dell’aorta
addominale.
In
questo caso notizia triste per il mondo scientifico e non solo; tra l’altro
nella giornata mondiale del Pi Greco, giorno dedicato stricto sensu alla
costante matematica, ma che mira a celebrare la materia nella sua interezza.
Anch’egli
come Einstein affetto da una disabilità, ma ben più invalidante, alla quale non
permise mai di prendere il sopravvento, né nella sua vita privata, né nella sua
vita di scienziato. A 21 anni Stephen Hawking era stato colpito da Sla, la
malattia che blocca progressivamente le funzioni vitali. I medici si
aspettavano che vivesse solo per altri due anni. Ma Hawking aveva una forma di
malattia che progrediva più lentamente del solito e la sua tenacia, anche
quando a causa di una tracheotomia d’urgenza per una grave polmonite, che gli
portò via anche la voce, non lo abbandonò mai. Hawking è stato un
fisico, un matematico, un cosmologo e un astrofisico, un divulgatore, un’icona,
un esempio e molto di più, con un senso dell’umorismo tutto suo; se qualcuno si
è perso la puntata dei Simpson dove fa un suo intervento con Homer, se la vada
a guardare (episodio 22, stagione 10).
Per
concludere vi propongo due cose per omaggiare la sua memoria e la sua vita
pienissima, che egli reputò sempre degna di essere vissuta.
1-Procuratevi
in qualche modo (magari comprandolo è meglio, perché vale la pena di possederlo:
io ce l’ho) il libro che ha scritto sull’origine dell’universo, “Dal Big Bang
ai buchi neri –Breve storia del tempo”, un saggio sulla cosmologia che cerca di
sviscerare interrogativi atavici con un linguaggio alquanto semplice per
renderlo alla portata di tutti, e leggetelo, o rileggetelo se già lo avete
letto, come mi ripropongo di fare;
2-
Guardate, o riguardate se già lo avete visto, la “La teoria del tutto”, film diretto
da James Marsh del 2014, basato sulla sua biografia redatta dalla ex moglie di
Hawking, il quale valse all’attore Eddie Redmayne l’ambita statuetta per
l’interpretazione dello scienziato: Oscar come migliore attore protagonista.
Chiudo
con la dichiarazione rilasciata dai figli di questo brillante e straordinario
uomo, Lucy, Robert e Tim, che meglio di chiunque altro possono esprimere la
grandezza di Hawking: «Siamo profondamente rattristati dal fatto che il nostro
amato padre sia morto oggi. Era un grande scienziato e un uomo straordinario il
cui lavoro vivrà per molti anni. Il suo coraggio e la sua perseveranza con la
sua brillantezza e il suo umorismo hanno ispirato persone in tutto il mondo».
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