Non ero ancora nata, anzi per la verità non ero stata neanche concepita,
ma con gli anni questo film, e poi tutta la saga, mi ha sempre
appassionata, anche per le star che vi hanno preso parte. Quel 15 marzo
1972, usci nelle sale The Godfather, Il Padrino. Sembrava condannato ad
allungare la lista dei soliti gangster movie, oggi è invece considerato
un film culto del genere e una pietra miliare del cinema. Il padrino
fece entrare il fenomeno "mafioso" tra i colossal di Hollywood senza che
il termine "mafia" venisse pronunciato una sola volta nella pellicola.
Quando debuttò nelle librerie statunitensi il romanzo "Il padrino" (titolo originale The Godfather) dello scrittore italoamericano Mario Puzo, fino a quel momento sconosciuto al grande pubblico, pur avendo tre romanzi all'attivo, il successo interplanetario del libro ne decretò la trasposizione cinematografica.
Infatti i produttori hollywoodiani si resero conto che era quello che cercavano: non il solito film sulla mafia, tutto pallottole e sangue, bensì il tragico racconto di un'intera famiglia che mostrava le diverse facce di Cosa Nostra e che non poteva esaurirsi in una sola pellicola. Il progetto venne presentato ai grandi nomi della regia dell'epoca, da Sergio Leone a Peter Bogdanovich, ma tutti declinarono l'invito e la scelta allora ricadde sull'emergente Francis Ford Coppola.
A dir la verità nemmeno lui era tanto entusiasta della cosa e alla fine accettò soltanto nella prospettiva di veder finanziata la sua opera in cantiere, La conversazione, con cui puntava a raggiungere la fama. E' curioso notare come nessuno dei protagonisti coinvolti nella realizzazione del film, compreso lo scrittore Puzo (restio sulle prime a curarne la sceneggiatura), avesse creduto da subito nel progetto. Per il casting si ripeté lo stesso scenario e solo dopo il rifiuto del celebre Laurence Olivier (timoroso di intaccare la sua carriera con il ruolo di un mafioso), la parte del protagonista Don Vito Corleone fu affidata a Marlon Brando (già premio Oscar per Fronte del porto).
Accanto a Brando, vennero ingaggiati attori semisconosciuti che con "Il padrino" videro mutare di colpo la loro carriera, entrando nell'olimpo delle star: da Al Pacino (Michael Corleone) a James Caan (Santino), passando per Robert Duvall (Tom Hagen) e Diane Keaton (Kay Adams). Ultimate le riprese in due mesi e mezzo, tra New York e la Sicilia (tra Fiumefreddo e la provincia di Messina), l'opera uscì in anteprima nelle sale della "Grande Mela", il 15 marzo del 1972.
La trama proposta al pubblico era, pur con qualche modifica, la stessa del fortunato romanzo. La storia di Vito Corleone, un immigrato siciliano che con il gioco d'azzardo e il racket sindacale è diventato il capo di una delle cinque famiglie mafiose più potenti di New York. Ispirato dal vecchio codice d'onore di Cosa Nostra, don Vito entra in conflitto con le altre famiglie, per aver rifiutato il proprio sostegno al nuovo mercato della droga. In questa faida vengono coinvolti anche i suoi familiari, in particolare il figlio Michael, da sempre estraneo alle attività criminali del padre e destinato a prenderne il posto.
Gli spettatori ne rimasero conquistati e all'uscita dalle sale non riuscivano a dimenticare le straordinarie musiche firmate da Nino Rota. La critica, sul momento, si divise tra chi apprezzava la nuova lettura del genere gangster e chi invece ci vedeva un'apologia diseducativa del fenomeno mafioso. Qualche anno dopo il giudizio cambiò e fu unanime nel riconoscere nell'opera un capolavoro assoluto della storia del cinema. Non a caso la pellicola portò a casa tre premi Oscar: miglior film, miglior sceneggiatura e migliore attore protagonista, quest'ultimo assegnato a Brando ma da lui non ritirato per protesta contro i maltrattamenti degli Indiani nativi d'America da parte delle istituzioni e del mondo del cinema.
Costato 8,5 milioni di dollari, "Il padrino" ne incassò il primo anno 81 milioni solo negli USA, arrivando a una cifra complessiva di tutti gli incassi internazionali e delle successive ristampe di circa 2 miliardi di dollari. Non raggiunsero le stesse cifre ma ebbero un'accoglienza positiva i due sequel del '74 (Parte II) e del '90 (Parte III), entrambi girati da Coppola.
Quando debuttò nelle librerie statunitensi il romanzo "Il padrino" (titolo originale The Godfather) dello scrittore italoamericano Mario Puzo, fino a quel momento sconosciuto al grande pubblico, pur avendo tre romanzi all'attivo, il successo interplanetario del libro ne decretò la trasposizione cinematografica.
Infatti i produttori hollywoodiani si resero conto che era quello che cercavano: non il solito film sulla mafia, tutto pallottole e sangue, bensì il tragico racconto di un'intera famiglia che mostrava le diverse facce di Cosa Nostra e che non poteva esaurirsi in una sola pellicola. Il progetto venne presentato ai grandi nomi della regia dell'epoca, da Sergio Leone a Peter Bogdanovich, ma tutti declinarono l'invito e la scelta allora ricadde sull'emergente Francis Ford Coppola.
A dir la verità nemmeno lui era tanto entusiasta della cosa e alla fine accettò soltanto nella prospettiva di veder finanziata la sua opera in cantiere, La conversazione, con cui puntava a raggiungere la fama. E' curioso notare come nessuno dei protagonisti coinvolti nella realizzazione del film, compreso lo scrittore Puzo (restio sulle prime a curarne la sceneggiatura), avesse creduto da subito nel progetto. Per il casting si ripeté lo stesso scenario e solo dopo il rifiuto del celebre Laurence Olivier (timoroso di intaccare la sua carriera con il ruolo di un mafioso), la parte del protagonista Don Vito Corleone fu affidata a Marlon Brando (già premio Oscar per Fronte del porto).
Accanto a Brando, vennero ingaggiati attori semisconosciuti che con "Il padrino" videro mutare di colpo la loro carriera, entrando nell'olimpo delle star: da Al Pacino (Michael Corleone) a James Caan (Santino), passando per Robert Duvall (Tom Hagen) e Diane Keaton (Kay Adams). Ultimate le riprese in due mesi e mezzo, tra New York e la Sicilia (tra Fiumefreddo e la provincia di Messina), l'opera uscì in anteprima nelle sale della "Grande Mela", il 15 marzo del 1972.
La trama proposta al pubblico era, pur con qualche modifica, la stessa del fortunato romanzo. La storia di Vito Corleone, un immigrato siciliano che con il gioco d'azzardo e il racket sindacale è diventato il capo di una delle cinque famiglie mafiose più potenti di New York. Ispirato dal vecchio codice d'onore di Cosa Nostra, don Vito entra in conflitto con le altre famiglie, per aver rifiutato il proprio sostegno al nuovo mercato della droga. In questa faida vengono coinvolti anche i suoi familiari, in particolare il figlio Michael, da sempre estraneo alle attività criminali del padre e destinato a prenderne il posto.
Gli spettatori ne rimasero conquistati e all'uscita dalle sale non riuscivano a dimenticare le straordinarie musiche firmate da Nino Rota. La critica, sul momento, si divise tra chi apprezzava la nuova lettura del genere gangster e chi invece ci vedeva un'apologia diseducativa del fenomeno mafioso. Qualche anno dopo il giudizio cambiò e fu unanime nel riconoscere nell'opera un capolavoro assoluto della storia del cinema. Non a caso la pellicola portò a casa tre premi Oscar: miglior film, miglior sceneggiatura e migliore attore protagonista, quest'ultimo assegnato a Brando ma da lui non ritirato per protesta contro i maltrattamenti degli Indiani nativi d'America da parte delle istituzioni e del mondo del cinema.
Costato 8,5 milioni di dollari, "Il padrino" ne incassò il primo anno 81 milioni solo negli USA, arrivando a una cifra complessiva di tutti gli incassi internazionali e delle successive ristampe di circa 2 miliardi di dollari. Non raggiunsero le stesse cifre ma ebbero un'accoglienza positiva i due sequel del '74 (Parte II) e del '90 (Parte III), entrambi girati da Coppola.
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