Se
vi chiedo di pensare a un frutto, al primo che vi viene in mente, penso che la
maggior parte di voi penserà alla mela, almeno per il 70-80%; perché,
parliamoci chiaro, questo frutto popola fiabe, leggende, storie, e persino
episodi biblici. Quindi si potrebbe anche dire che la mela rappresenti un po’
il frutto per antonomasia, e forse questo è anche quello che pensò Steve Jobs
quando la scelse come marchio della sua impresa, ma su questo ritorneremo dopo,
durante il nostro viaggio alla scoperta della storia del “frutto proibito”.
Sì,
perché parlerei per prima cosa dell’uso simbolico della mela nel famoso
episodio della Bibbia; quella mela che fece tanto gola ad Eva e che costò tanto
ad Adamo e a tutta l’umanità. Tutti i cristiani sanno che essa rappresentava il
proibito, l’invalicabile, un po’ come le colonne d’Ercole su cui era scritto non plus ultra; quella che per la
religione era la rappresentazione della disobbedienza dell’uomo a Dio e di
tutte le catastrofiche conseguenze a cui può portare, per la scienza assurse a
simbolo della sete di conoscenza, dell’andare oltra anche accettando i rischi,
per un bisogno tutto umano di investigare sulla realtà, senza verità assolute e
incontestabili.
Poi
esiste un’altra mela, quel pomo della discordia che secondo il mito fu lanciato
da Eris, dea della discordia, furente di non essere stata gradita all’evento, sul
tavolo dove si stava svolgendo appunto il banchetto in onore del matrimonio di
Peleo e Teti. La dea, proprio per vendicarsi del mancato invito alla festa,
incise sul pomo la frase "Alla più bella", causando così una lite
furibonda fra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza, e Atena, dea
della saggezza. Le tre dee andarono da Zeus, ma lui si
astenne dal pronunciare il giudizio su chi fosse la più bella. Fu chiesto
allora il parere di Paride, principe di Troia, al quale, pur di ingraziarsene
il giudizio, le tre dee promisero svariate ricompense: Atena gli promise che
non avrebbe mai perso una guerra ed Era gli avrebbe invece conferito poteri
immensi; Paride scelse però come vincitrice Afrodite, che gli aveva promesso
l'amore di Elena, la donna più bella della terra. Sarà questa la causa
scatenante della guerra di Troia, evento a cui saranno dedicati i poemi epici
del ciclo troiano, tra cui l'Iliade. Quindi tra forza e potere, vinse l’amore,
dolce come il succo di quel frutto. Quella mela fino alla fine, procurò
discordia, passando dalla passione tra le lenzuola fino a quella cruenta dei
campi di battaglia.
Altra
mela, non proprio benevola, dovette essere quella avvelenata che intossicò la
povera Biancaneve; la strega usò il dolce frutto per procurarle la fine, ma
quella fine si trasformò, grazie al bacio del Principe Azzurro, nel più bell’inizio
romantico, con un intossicamento questa volta per la Regina cattiva. Ma il
mondo non è una fiaba, e quando Alan Turing morse quella mela da lui stesso
avvelenata per suicidarsi, non ci fu bacio che tenga. Non so se col suo gesto,
usando per l’appunto una mela iniettata di cianuro, abbia voluto lanciare un
ultimo estremo messaggio contro l’ignoranza che lo aveva già ucciso dentro.
Stiamo parlando di un uomo, considerato il padre dell’informatica, che grazie
al suo contributo, accelerò la fine della Seconda Guerra Mondiale, risparmiando
un ulteriore spargimento di sangue e vittime. Con
l'entrata in guerra dell'Inghilterra Turing fu arruolato nel gruppo di
crittografi stabilitosi a Bletchley Park e con i suoi compagni lavorò per tutta
la guerra alla decrittazione dei codici tedeschi. Turing realizzò una macchina
molto efficace e su di essa nel 1942 il matematico di Bletchley Park, Max
Newman, progettò una macchina chiamata Colossus (lontana antesignana dei
computer) che decifrava in modo veloce ed efficiente i codici tedeschi. Ma
Turing era un diverso, un omosessuale, e all’epoca per questo si veniva anche
arrestati.
Condannato
per omosessualità, fu costretto a scegliere tra una pena a due anni di carcere
o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni. Per non finire in
prigione, lo scienziato optò per la seconda alternativa. Per oltre un anno si
sottopose a trattamenti che provocarono in lui un calo della libido e lo
sviluppo del seno (ginecomastia). La depressione legata al trattamento e
all'umiliazione subita fu, a parere di molti storici, il motivo che lo
condusse, il 7 giugno 1954, al suicidio, a soli 41 anni.
Molti
hanno pensato che la scelta di Jobs, della mela morsicata, volesse in qualche
modo omaggiare Turing, ma in qualche intervista sembra che lo stesso Jobs abbia
smentito la cosa, dicendo di aver scelto quel brand solo perché accattivante e
innovativo, trattandosi del suo frutto preferito e che magari evocasse il morso
bramoso di Adamo ed Eva, verso la conoscenza al di là del proibito.
Esiste
poi la mela al giorno che leva il medico di torno, la Grande Mela, la mela di
Guglielmo Tell; io da partenopea doc, quando penserò a una mela, penserò sempre
a quella annurca, qualche mio compaesano mi capirà…un morso per credere!
Commenti
Posta un commento