Quando i genitori invecchiano
lasciali parlare e raccontare ripetutamente storie con la stessa pazienza e interesse con cui hanno ascoltato le tue quando eri bambino…
lasciali vincere, come tante volte loro ti hanno lasciato vincere…
lasciali godere dei loro amici, delle chiacchiere con i loro nipoti…
lasciali godere vivendo tra gli oggetti che li hanno accompagnati per molto tempo, perché soffrono sentendo che gli strappi pezzi della loro vita…
lasciali sbagliare, come tante volte ti sei sbagliato tu…
Lasciali vivere e cerca di renderli felici l’ultimo tratto del cammino che gli manca da percorrere, allo stesso modo in cui loro ti hanno dato la loro mano quando iniziavi il tuo.
Pablo Neruda
Parole toccanti e vere quelle di Neruda! Questo breve testo è un pugno nello stomaco e una carezza al cuore allo stesso tempo.
Analisi:
L’intera poesia si basa su un potente parallelismo tra l’esperienza dei genitori che invecchiano e quella dei figli che crescono. L’uso ripetuto del verbo “lasciali” seguito da azioni che richiamano il passato dei figli (“con lo stesso amore con cui ti hanno fatto crescere…”, “con la stessa pazienza e interesse con cui hanno ascoltato le tue…”) crea un legame emotivo fortissimo. Ci ricorda, con una delicatezza disarmante, che anche i genitori sono stati bambini e che il loro presente è la continuazione del nostro passato.
Il verso iniziale, “Lasciali invecchiare con lo stesso amore con cui ti hanno fatto crescere…”, è la chiave di volta di tutto il componimento. Sottolinea come l’amore filiale debba trasformarsi e adattarsi alle nuove esigenze dei genitori anziani, mantenendo però la stessa intensità e dedizione di quando eravamo noi a dipendere completamente da loro.
Neruda ci invita a esercitare la pazienza nell’ascoltare i loro racconti, anche se ripetitivi. Ci ricorda di quando eravamo bambini e loro ascoltavano con interesse le nostre storie, spesso banali o fantasiose. Questo parallelismo ci spinge a restituire lo stesso tipo di attenzione e rispetto.
“Lasciali vincere, come tante volte loro ti hanno lasciato vincere…” è un verso che tocca la nostra suscettibilità. Ci invita a mettere da parte il nostro desiderio di avere sempre ragione e a concedere loro piccole “vittorie”, gesti che possono rafforzare la loro autostima e il loro senso di controllo in una fase della vita in cui spesso si sentono fragili.
Neruda ci esorta a non privarli dei loro amici, delle chiacchiere con i nipoti e degli oggetti che hanno segnato la loro esistenza. Questi elementi rappresentano la loro storia, i loro legami e la loro identità. Allontanarli da essi significa strappare via pezzi della loro vita.
“Lasciali sbagliare, come tante volte ti sei sbagliato tu…” è un invito all’umiltà e alla comprensione. Ci ricorda che l’invecchiamento può portare a dimenticanze o a decisioni che ci sembrano illogiche, ma che fanno parte del loro percorso, proprio come i nostri errori hanno fatto parte del nostro.
La conclusione è un potente appello all’azione: “LASCIALI VIVERE e cerca di renderli felici l’ultimo tratto del cammino che gli manca da percorrere, allo stesso modo in cui loro ti hanno dato la loro mano quando iniziavi il tuo!!” Questo verso finale racchiude l’essenza del messaggio: ricambiare l’amore e il sostegno che abbiamo ricevuto nella nostra infanzia, accompagnando i nostri genitori con affetto e dedizione nel loro ultimo periodo di vita.
Commento:
La poesia di Neruda è un inno all’amore filiale maturo, un amore che va oltre il semplice affetto e si traduce in azioni concrete di rispetto, pazienza e comprensione. In un’epoca in cui spesso si tende a idealizzare la giovinezza e a marginalizzare la vecchiaia, queste parole ci ricordano la preziosità dei nostri anziani e la nostra responsabilità nei loro confronti.
Neruda, con la sua consueta sensibilità, ci spoglia di ogni alibi e ci pone di fronte a una verità semplice ma spesso trascurata: l’invecchiamento dei genitori è una fase naturale della vita che richiede da parte nostra la stessa dedizione e lo stesso amore incondizionato che loro ci hanno offerto quando eravamo indifesi e bisognosi.
Questo testo è un monito a non dimenticare il passato, a onorare il legame che ci unisce ai nostri genitori e a fare tutto il possibile per rendere sereno e dignitoso il loro “ultimo tratto del cammino”. È un invito all’empatia, alla pazienza e, soprattutto, a un amore che si manifesta non solo a parole, ma con gesti concreti di cura e attenzione. È una lezione di umanità che risuona profondamente nel cuore di chiunque abbia avuto o abbia ancora la fortuna di avere dei genitori.
Commenti
Posta un commento